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Essere logista nell’ultimo miglio

Il logista è una figura poco nota nell’ambito della cooperazione internazionale ma ha l’importantissimo compito di rendere gli interventi ben organizzati e funzionanti.

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    Il logista è una figura poco nota nell’ambito della cooperazione internazionale: sta dietro le quinte, eppure mette tutti gli altri – medici, infermieri, ostetriche, driver – in condizione di operare, nel modo migliore possibile in un dato contesto. “È logico” affermiamo quando un intervento è coerente e ben organizzato. Questo è il compito del logista: rendere gli interventi ben organizzati e funzionanti. Con infinite differenze, dipendenti dai diversi contesti.

    “Essere un logista di un ospedale e, nel mio caso, dell’ospedale pediatrico di Bangui, significa non solo seguire tutta la catena dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico che va dall’acquisto alla consegna, assicurandosi che arrivi nei tempi e nelle quantità prestabilite, ma anche farsi carico di tutto il materiale necessario, dalla manutenzione dell’ospedale fino alla cancelleria, oltre al fatto di essere sempre operativo per eventuali malfunzionamenti o riparazioni. Essere un logista significa occuparsi di tutto ciò che è di supporto al progetto”, spiega Andrea Martino, da poco rientrato da Bangui dopo 14 mesi di servizio.

    Un paese difficile e instabile da tutti i punti di vista la Repubblica Centrafricana: una realtà con cui si deve fare i conti soprattutto se il tuo compito è assicurare un costante approvvigionamento di materiale medico in un tempo di pandemia e nel pieno di un difficile periodo elettorale.

    “Quando a marzo 2020 la pandemia è scoppiata in tutto il mondo abbiamo sentito un forte impatto anche in RCA, non tanto in termini di casi – nel paese ne sono stati ufficialmente registrati pochissimi – ma a causa dei blocchi e dei rallentamenti nell’arrivo del materiale. È stata data la priorità a tutto il materiale di protezione da Covid-19 ma qui in ospedale continuavamo ad avere bisogno anche dei soliti medicinali e di materiali che non arrivavano più – racconta Andrea –. Nel periodo delle elezioni il blocco è stato anche peggiore perché è stato totale. A causa delle guerriglie esplose in tutto il paese sono stati chiusi i confini e tutti gli autisti che arrivavano dal Cameroon con i materiali più disparati sono rimasti bloccati alla frontiera per la paura di attraversare il paese. Più di 1000 container bloccati; anche i generi alimentari hanno iniziato a diminuire ed aumentare di prezzo”.

    Una sfida quotidiana quella del logista, che vive l’ospedale ma anche i suoi retroscena e il dietro le quinte per mettere in moto questa enorme e complessa macchina di cura.

    “Se devo pensare ad un’immagine di me in Centrafrica penso a quando entravo in farmacia salutando tutto lo staff con un “Bonjours farmacie”. Credo sia proprio un’immagine rappresentativa dello stretto legame tra la farmacia e la logistica, cosa che non succede sempre ma che è stato sicuramente un punto di forza di questa missione – ricorda Andrea, in procinto di ripartire per il Centrafrica, questa volta per una missione breve –. Questa esperienza, la terza di logistica e la seconda in Africa, ha avuto senz’altro un bilancio positivo e ha dato conferma alla mia intenzione di proseguire a lavorare nella cooperazione ed in particolare nell’ambito della logistica.”

    Una figura dalle mille sfaccettature quella del logista: per così dire “tecnico delle luci, del suono e curatore dell’allestimento” della grande sfida quotidiana della salute di mamme e bambini.

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