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Partire: la nostra medaglia più grande

Carissimi, quindici giorni fa, dopo tre mesi di totale lockdown, sono finalmente ripartito. Destinazione Tanzania: unico paese dell’Africa sub-sahariana accessibile agli stranieri e che non richiede la quarantena. A Fiumicino sull’aereo per Dar es Salaam eravamo in 10 di cui tre del Cuamm. Il cuore era in subbuglio, l’emozione fortissima, i sentimenti quelli della prima

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    Carissimi,

    quindici giorni fa, dopo tre mesi di totale lockdown, sono finalmente ripartito. Destinazione Tanzania: unico paese dell’Africa sub-sahariana accessibile agli stranieri e che non richiede la quarantena. A Fiumicino sull’aereo per Dar es Salaam eravamo in 10 di cui tre del Cuamm. Il cuore era in subbuglio, l’emozione fortissima, i sentimenti quelli della prima volta. Mai nella nostra storia, lunga 70 anni, c’era stato uno stop così prolungato delle partenze. Per tutti noi del Cuamm “partire” non è un verbo qualsiasi. Quell’‘Euntes’ che ci ha fatti nascere è impresso nelle nostre vite.

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    È impossibile essere “con l’Africa” senza partire, senza andare. Francesco Canova è stato il primo nel 1935 e dopo di lui oltre 2.000 i volontari partiti. Muovere la vita, uscire dal proprio guscio, rompere equilibri e sicurezze per incontrare l’altro, soprattutto i tanti bisogni, spesso estremi.

    Non ne parla nessuno ma il Covid continua a crescere in Africa, è impossibile avere il numero dei casi reali perché i tamponi che si fanno sono pochissimi. La cosa certa è che la battaglia contro il virus e soprattutto contro le altre ‘normali’ malattie continua e si fa ancora più dura. E si vince tenendo aperti i servizi sanitari, ospedali e dispensari, dando risposte concrete alle mamme che partoriscono, ai bambini malnutriti che non devono morire di fame, ai malati sieropositivi o tubercolotici che hanno bisogno di continuare la terapia. Dare fiducia alla gente e ai colleghi locali, con la presenza umile e fedele, non di supereroi ma di gente ‘normale’ che cammina insieme, CON. È quello che ho toccato con mano nel Nord della Tanzania nelle regioni di Shynianga e Simiu, e poi a Sud, nelle regioni di Iringa e Njombe. Ho respirato con vera commozione, pur in mezzo a difficoltà e problemi, gioia pura e riconoscente. I nostri sono tutti ‘giovani’, sui 30-40 anni, qualcuno arriva anche ai 50, seri e preparati; stanno spendendo il meglio della loro vita, umana e professionale, a fianco di colleghi locali, dedicati e al servizio dei più poveri. Sono infettivologi, pediatri, ginecologi, internisti, ostetriche, manager di progetto, amministrativi: con i colleghi locali, in questi mesi pur faticosi e duri, hanno continuato il lavoro, senza tregua, con ancora più passione e determinazione. Per farlo continuano ad aver bisogno del nostro aiuto, oggi ancora di più.

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    Sono diventato da poco ‘commendatore’ della Repubblica italiana. Ringrazio il Presidente Sergio Mattarella per avermi onorato con un così importante riconoscimento. Ma è a questi ‘uomini e donne’ che va dedicato il nostro più grande riconoscimento. Non amiamo le medaglie, ma se una medaglia va riconosciuta è a loro che va data: al Cuamm fatto di gambe che partono, di braccia che curano e di cuori capaci di condividere.

    Sabato 7 novembre a Padova celebriamo 70 anni di impegno e lavoro a fianco dei più poveri in Africa. Adotteremo forme e modi possibili, ma il nostro compleanno, specie se sono 70, va celebrato. Siete tutti invitati a partecipare, chi desidera al Geox e tutti gli altri alla Tv o sui social. Un abbraccio.

    D. Dante

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