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Sperare in una vita libera

Nella provincia di Cabo Delgado, Filomena Nundo è inserita in un progetto che cerca di portare aiuto nel contrastare la violenza di genere e nel sostenere gli sfollati in continuo aumento a causa della situazione drammatica del Nord del Mozambico.

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    «All’inizio è stato difficile entrare in contatto con le donne sopravvissute a violenza, ma durante gli incontri sento che, un po’ alla volta, si avvicinano e iniziano a partecipare, che la comunicazione funziona e si crea un dialogo. Ci vuole tanta pazienza, perseveranza, coraggio e, alla fine, riesco a creare quel legame necessario perché si aprano.  E così incontro donne che hanno subito violenza di notte, mentre dormivano nelle capanne, con i bambini piccoli, ed erano più vulnerabili; quelle che subiscono le molestie dei partner senza poter far nulla, senza nemmeno contare nell’appoggio degli anziani che un tempo vivevano nelle stesse case e potevano vegliare su di loro; quelle delle ragazze violentate mentre scappavano…».

    Filomena Ndudo nel suo lavoro mette tutta la passione e la determinazione di una giovane donna di 26 anni. Proviene dalla zona di Pemba, nella provincia di Cabo Delgado ed è inserita nell’intervento del Cuamm che, grazie al sostegno di Unhcr, cerca di portare aiuto nel contrastare la violenza di genere e nel sostenere gli sfollati proprio a Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico.  Qui la situazione davvero è drammatica. Quello che era un paradiso, è diventato un vero inferno a causa degli attacchi terroristici degli estremisti islamici. Con il machete, con le armi, assaltano e distruggono quello che trovano, costringendo la popolazione a fuggire. Oltre 700.000 gli sfollati, in pochi mesi.

    Filomena svolge la funzione di “ufficiale comunitario” e insieme ai 76 attivisti locali, coordinati da Andrea, la Program manager dell’intervento, si reca nei 6 campi profughi, portando aiuto e sostegno psicologico agli sfollati. In particolare alle donne e alle giovani.

    «Le incontriamo, parliamo con loro, cerchiamo di farci raccontare cosa hanno vissuto, la violenza che hanno subito, facciamo intendere che siamo lì per loro, per assisterle, che possono ancora sperare di vivere una vita libera dalla violenza. Cerchiamo di aiutarle, fornendo loro porte e serrature per rendere più sicure le capanne o mettendole in contatto con altre donne, in modo che si proteggano a vicenda. Il tutto è peggiorato dalla situazione di estrema precarietà e dalla scarsità di cibo».

    Sta per discutere la sua tesi in Amministrazione pubblica all’Università Cattolica del Mozambico, a Beira, Filomena e questo lavoro le piace molto: «Quando sono stata assunta dal Cuamm è stato uno dei momenti più felici della mia vita. Ho perso i miei genitori da bambina e questo mi ha sicuramente traumatizzato, ma grazie a Dio, sono capace di adattarmi. Dare una mano agli altri mi rende felice e mi aiuta ad affrontare anche i miei problemi personali. Parlare con le donne, convincerle che ci sono delle possibilità diverse, che sono forti, che possono farsi sentire, che devono avere il coraggio di farsi aiutare, che possono superare la tristezza e la vergogna, è la parte più bella del mio lavoro! È questa la parte più importante del lavoro del Cuamm a Cabo Delgado: prendersi cura delle donne, per far nascere in loro il desiderio di una vita migliore per sé, per i loro bambini, per la loro comunità e il loro paese».