Medici con l'Africa Cuamm

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Quando un’ambulanza è una buona notizia

Gratuito, attivo 24 ore su 24 per 7 giorni, dispone di 8 ambulanze. Tutte le strutture sanitarie periferiche sono collegate telefonicamente con i 3 ospedali di Rumbek, Yirol, Cueibet e possono ricevere indicazioni da personale formato e in grado di attivare l’ambulanza.

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    Questa è una buona notizia. Piccola e apparentemente solo una goccia nel mare del bisogno di un paese come il Sud Sudan, ma che può fare la differenza, soprattutto per tante mamme e bambini. Si tratta dell’intervento che ha rinnovato e organizzato il sistema di riferimento delle emergenze, specialmente ostetriche, che copre le 8 contee dello Stato dei Laghi e che ha nel servizio di ambulanza, gratuito e attivo 24 ore su 24 per 7 giorni, il suo punto di forza. Tutte le strutture sanitarie periferiche sono collegate telefonicamente con i 3 ospedali presenti nel territorio (Rumbek, Yirol, Cueibet) e possono contattarli quando si trovano a gestire casi complicati, per ricevere indicazioni dal personale formato allo scopo o per chiederne il trasferimento, attraverso l’attivazione di una delle 8 ambulanze. Le emergenze riceveranno, quindi, la necessaria assistenza, fornita da staff qualificato e adeguatamente equipaggiato, in ambienti idonei alla loro cura. Un servizio realizzato dal Ministero della Sanità dello Stato, in collaborazione con il Cuamm e con il coinvolgimento delle autorità e delle comunità locali.

    Confinante con gli Stati di Unity e di Jonglei, lo Stato dei Laghi vive una quotidianità che dire difficile e dura è poco: 675.047 abitanti, 208.277 sfollati distribuiti nel territorio, più dell’80% della popolazione vive in povertà, il 59% necessita di aiuto umanitario e il 25% di questi versa in uno stato di catastrofe. Se nel 2016, il 18,5% delle donne in età riproduttiva risultava malnutrito, oggi questa percentuale ha raggiunto il 36. Donne e bambine rappresentano la metà di coloro che hanno bisogno di assistenza.

    «L’importanza e il senso di questo intervento del Cuamm sta proprio in questi dati, perché dietro ai numeri, ci sono vite, ci sono donne e bambini. Ne ho conosciute tante. Joyce, Amina, Grace, Martha, Suzan. Hanno sguardi fieri, ma che nascondono una situazione fragile e bisognosa; vivono esistenze che noi non possiamo nemmeno immaginare – spiega Chiara Scanagatta, programme Manager del Cuamm –. In Sud Sudan il 50% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni con nozze imposte; solo il 19% delle donne è alfabetizzato e pochissime hanno un lavoro che le rende indipendenti economicamente. Si stima che nello Stato dei Laghi più dell’80% delle donne debba fronteggiare una qualche difficoltà per decidere di rivolgersi a una struttura sanitaria per effettuare una visita prenatale o per partorire. I motivi? La distanza, l’inconsapevolezza dei rischi legati al parto in casa, la povertà. Un’ulteriore criticità è l’esposizione delle donne alla violenza: in Sud Sudan il 97% dei casi di violenza di genere riportati riguardano donne e bambine. Ma a preoccupare di più è l’alto grado di tolleranza verso la violenza di genere che viene accettata e considerata normale in alcune circostanze, come per esempio la decisione di andare in ospedale, presa dalla donna senza il permesso del marito».

    Un quadro che si inserisce in una cornice, quella del Sud Sudan, davvero drammatica: il tasso di mortalità materna si attesta a 789 ogni 100.000 donne che partoriscono e la mortalità neonatale a 30 ogni 1.000 bambini nati. Da qui l’esigenza di intervenire per aumentare l’accesso delle categorie più vulnerabili (donne, bambini e persone con disabilità) della popolazione sfollata e residente a servizi sanitari e nutrizionali efficaci e di qualità, sia in situazioni di emergenza sia nel lungo periodo. Il servizio di ambulanze e tutte le altre attività realizzate da Medici con l’Africa Cuamm, in consorzio con Ovci La Nostra Famiglia, nel quadro del progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (“Rafforzamento del sistema sanitario a garanzia di servizi di salute materna-infantile di qualità e resilienti alle emergenze a beneficio della popolazione ospitante e sfollata di Lakes State e della città di Juba e dei gruppi più vulnerabili, in primis donne, bambini e persone con disabilità_AID11959”), cercano di rispondere a questo stato di emergenza cronica in cui si trova la popolazione.

    «È per questo che, come Cuamm, abbiamo deciso di attuare questo intervento con l’obiettivo di rafforzare la rete delle strutture sanitarie, di dare risposte alle emergenze ostetriche e, insieme, di sensibilizzare le comunità e le donne, perché se una donna ha accesso ai servizi sanitari, oltre a partorire in modo sicuro, acquisisce informazioni e matura consapevolezza rispetto al benessere suo, ma anche di quelli che le stanno accanto, come i bambini. Perché è solo partendo dalle donne che possiamo migliorare la situazione. Sembra una lotta contro i mulini a vento, solo una goccia, ma per tanti farà la differenza», conclude Chiara.

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