MEDICI CON L’AFRICA CUAMM COMPIE SETTANT’ANNI
Nel 2020, nella cornice di Padova capitale europea del volontariato, Medici con l’Africa Cuamm compie 70 anni. Un anniversario che non vuole essere celebrazione fine a se stessa ma spinta propulsiva per un impegno concreto e rinnovato, dall’Africa all’Italia.

Nel 2020, nella cornice di Padova capitale europea del volontariato, Medici con l’Africa Cuamm compie 70 anni. Un anniversario che non vuole essere celebrazione fine a se stessa ma spinta propulsiva per un impegno concreto e rinnovato, dall’Africa all’Italia.
Presentati oggi a Padova il logo speciale dei 70 anni e le prime attività in programma. Settant’anni sono un traguardo importante, ma sono anche un punto da cui partire per sfide e percorsi sempre nuovi, mettendo al centro la salute dell’Africa, dei più poveri dell’Africa.
Il 3 dicembre 2020 Medici con l’Africa Cuamm compie 70 anni e intende festeggiare questo compleanno speciale con una serie di iniziative e proposte in Italia e in Africa.
«Siamo nati il 3 dicembre del 1950 – ha detto don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm -. Quel giorno iniziava a prendere forma concreta il sogno di un giovane medico vicentino originario di Schio, il dottor Francesco Canova. Si laurea a Padova nel 1933 a venticinque anni, sostenuto negli studi dalla famiglia Marzotto, proprietaria della fabbrica Lanerossi presso la quale lavorava il papà Giovanni che muore, emigrato negli Stati Uniti, quando Francesco ha nove anni.
Il dolore e la povertà sono state il suo pane quotidiano e sarà per questo, come d’istinto, sensibile ai poveri e ai sofferenti. Poi dal 1935 al 1947 parte per la Giordania e lavora presso l’ospedale di El-Kerak. Torna e coinvolge nel sogno che stava maturando l’allora Vescovo di Padova, Mons. Girolamo Bortignon: dare vita al Cuamm, un Collegio per la formazione medica di giovani provenienti dai paesi poveri, destinato a diventare la prima Organizzazione Non Governativa italiana, la più antica». Il primo appuntamento è per l’8 febbraio, a Padova, al Bo, con “Africa – Italia: l’abbraccio che cura”. Un evento che si inserisce nella cornice delle iniziative per l’avvio di “Padova capitale europea del volontariato”. A seguire, una serie di proposte che toccheranno tutto il territorio veneto e aperte a tutti coloro che vorranno conoscere più da vicino l’impegno del Cuamm in Africa e lasciarsi coinvolgere. Dagli eventi inseriti nel Festival della Salute Globale, che vedranno coinvolti in prima linea i giovani universitari; al Treno della salute, che nel mese di aprile, percorrerà la nostra regione e non solo proponendo consulenze e visite, oltre che laboratori per i bambini delle scuole; da una festa per grandi e piccini, il 7 giugno, fino al grande Meeting Annuale del 7 novembre, che riunirà a Padova volontari e sostenitori da tutta Italia, insieme a istituzioni e testimoni speciali. Un programma ancora aperto che si definirà ulteriormente nei prossimi mesi. In parallelo al lavoro di sensibilizzazione in Italia, il settantesimo è anche l’occasione per rilanciare l’impegno progettuale del Cuamm in Africa. Nel corso del settantesimo anno di attività Medici con l’Africa Cuamm raggiungerà il traguardo fissato dieci anni fa con il grande intervento “Prima le mamme e i bambini” e si aprirà a nuove sfide. Tra le tante, oltre a mamme e bambini e accanto alla lotta all’Hiv, alla malaria, alla tubercolosi e alla malattie croniche, una focalizzazione prioritaria sarà quella sulla formazione delle risorse umane locali. Uno sforzo orientato a far crescere giovani donne e uomini africani che chiedono di poter costruire un futuro lì dove sono nati e che potranno dare forma all’Africa di domani, libera e fiera. E ha concluso don Carraro: «Conoscere le origini di Francesco ci aiuta a capire meglio anche le nostre. Siamo figli di operai, braccia forti e mani callose, abituati al sacrificio e alla fatica. Siamo nati in una piccola cittadina periferica del Nord Est e ci sentiamo naturalmente spinti verso l’”ultimo miglio” del continente africano. Siamo cresciuti in ambienti dove erano di casa l’onestà, il senso del dovere e la cura dei più poveri vicini e lontani, contesti estranei agli affari facili o agli interessi di parte. Mi sono chiesto tante volte da dove sia venuta la spinta potente che ha portato Francesco Canova a partire come «missionario» e poi a pensare e volere il Cuamm. Lui, cattolico credente, laico sposato con Reginetta, di professione medico: in quegli anni missionari così non esistevano, anzi venivano osteggiati perché solo i consacrati religiosi erano «missionari veri». È affascinante pensare come lo Spirito abbia scosso e sconvolto l’animo del giovane Francesco. Da lui è germinato il Cuamm Medici con l’Africa, da lì sono sgorgate le acque torrenziali e impetuose di una giustizia «più grande», della solidarietà con i più lontani, dell’accesso alla salute per tutti, specie i più poveri».