Medici con l'Africa Cuamm

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Karina una bambina di porcellana

Il nostro impegno, come medici Cuamm, è che Karina e i bambini malnutriti che arrivano negli ospedali in cui operiamo possano trovare cure e assistenza, insieme al tanto cuore di chi si fa carico della loro situazione e prova a lottare, insieme a loro, per la vita.

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    «Karina è arrivata a Chiulo, trasferita da Xangongo, la cittadina vicina, perché aveva bisogno di ricevere una trasfusione che l’altro ospedale non poteva fornirle. A un anno di vita la bimba era gravemente malnutrita, e da noi è arrivata con la febbre. Era talmente debole che faceva fatica persino a piangere. Nell’Unità di malnutrizione di Chiulo, la Uen (Unidade Especial de Nutriçao), ha ricevuto cure e trattamenti, è stata trasfusa ed è guarita dalla malaria. Col passare dei giorni ha ripreso le forze ed è migliorata al punto da riuscire a mangiare le pappe nutrienti specifiche per i bimbi malnutriti». Storie come quella di Karina, a Chiulo se ne incontrano ogni giorno. Elena Putoto, specializzanda in Pediatria è appena rientrata da Chiulo. Le sue parole ci parlano di impegno, dedizione e professionalità di medici e infermieri che seguono i piccoli malnutriti che arrivano a Chiulo. Soprattutto ci racconta il “cuore” che ci hanno messo per aiutare e sostenere anche la mamma, particolarmente preoccupata per la sua bambina. «Con l’aiuto del personale abbiamo saputo che mamma e bimba venivano da un paesino molto lontano, vicino al confine con la Namibia e per questo a volte persino il nostro personale locale faceva fatica a comprendere il dialetto con cui si esprimeva – prosegue Elena Putoto –. Abbiamo scoperto che a casa aveva lasciato altri 4 figli, la più grande dei quali aveva appena sei anni. Era molto preoccupata per i bambini che aveva lasciato a casa e aveva bisogno di conforto».

    La grave crisi globale che ci troviamo a vivere, la guerra in Ucraina, la pandemia prima, i cambiamenti climatici, la forte instabilità economia di questi tempi stanno causando danni profondi in Africa, con conseguenze drammatiche soprattutto per i più poveri e deboli.

    «Purtroppo dai dati che abbiamo e da quello che vediamo a Chiulo, la malnutrizione in Angola è in forte aumento – spiega Carmelo Fanelli, pediatra Cuamm da poco rientrato proprio dall’Angola –. Metà della popolazione del Cunene versa in una situazione di instabilità alimentare, il 20% è esposta a insicurezza alimentare acuta, circa l’8% dei bambini al di sotto dei 5 anni è affetto da malnutrizione acuta severa, quindi rischia la vita. Il Cuamm è coinvolto direttamente a tutti i livelli sanitari del distretto: in ospedale prima di tutto dove sono ricoverati i bambini affetti da denutrizione acuta grave, bambini gracili, inappetenti, fragili come la porcellana che il freddo della notte o l’ipoglicemia o un’infezione banale possono portare via. Da qui la necessità di uno stretto monitoraggio e puntuale riabilitazione alimentare con latte particolare. Superata la fase critica, tornato l’appetito, scomparsi gli edemi e, dopo un’appropriata educazione e quotidiane dimostrazioni (palestras) per le mamme, si può tornare a casa, nel villaggio, nella comunità e continuare il trattamento con cibo energetico fornito settimanalmente presso centri sanitari periferici dedicati, dove viene monitorato anche lo stato di salute del bambino». E prosegue Fanelli: «Due anni fa nella provincia di Ombadja esisteva solo la Uen dell’ospedale di Chiulo per l’assistenza dei bambini malnutriti, ora invece nel distretto a cui appartiene Chiulo, sono operativi 31 centri periferici, che garantiscono il monitoraggio e la prosecuzione del trattamento ogni settimana. Il terzo livello di coinvolgimento del Cuamm è la gestione della denutrizione a livello comunitario, di villaggio, grazie alle “cliniche mobili”, che con operatori sanitari dedicati ai bambini denutriti hanno il compito di recarsi di villaggio in villaggio per insegnare e incoraggiare pratiche alimentari appropriate, per aiutare le madri e i familiari ad aderire al trattamento, per identificare i casi che hanno bisogno di essere inviati alla Uen e formare agenti di comunità, per fornire farmaci essenziali e infine, per porre un’attenzione particolare agli orfani, bambini abbandonati o con bisogni speciali».

    «Con il passare dei giorni, l’Unità di Malnutrizione si è svuotata e Karina è rimasta l’ultima paziente – riprende Elena –. È stata coccolata un po’ da tutti, e le infermiere hanno organizzato una colletta per donare alla mamma del sapone, dei fagioli secchi, della margarina e qualche vestitino anche per i fratellini. Il giorno della dimissione la bimba è stata lavata e vestita con gli abiti nuovi, la mamma aveva gli occhi che brillavano e si è emozionata in particolare per il sapone. Al momento della consegna del kit ci ha tenuto a ringraziare tutti, medici e infermieri, e ha recitato una benedizione augurandoci anche di vivere una vita lunga».

    Il nostro impegno, come medici Cuamm, è che Karina e i bambini malnutriti che arrivano negli ospedali in cui operiamo possano trovare cure e assistenza, insieme al tanto cuore di chi si fa carico della loro situazione e prova a lottare, insieme a loro, per la vita.

     

    (foto di Matteo De Mayda)