Dietro le quinte: a servizio di ogni bisogno “nascosto”
Fare cooperazione vuol dire occuparsi di molte attività e si può fare in molti modi, ma soprattutto vuole dire decidere di esserci, in Africa, e rendersi utile. Il logista è colui che cura il nostro lavoro sul campo a ogni livello, perché funzioni nel modo più efficace.
«Cosa diresti a chi vorrebbe fare una prima esperienza in Africa? Di partire. Subito». Fare cooperazione vuol dire molte cose e si può fare in molti modi, ma soprattutto vuole dire decidere di esserci, in quel contesto, e rendersi utile. Non ci sono solo i medici, gli infermieri, le ostetriche. Ci sono anche quelle figure che strutturano e pianificano il contesto in cui questi operano. Gennaro Luca Spadaro, di Modica, provincia di Ragusa, ha passato sei mesi a Rumbek, in Sud Sudan, come logista: «È una figura chiave, che deve lavorare in collaborazione con il coordinatore, il capo progetto e l’amministratore. Occorre sempre essere a disposizione per risolvere questioni varie ed eventuali che si presentano, pianificare attività da svolgere. È molto impegnativo e bisogna essere pazienti. Penso che tutto si basi su un buon sistema comunicativo, di condivisione delle informazioni per evitare di lavorare a vuoto in assenza di coordinamento. Lavorare al meglio come team e non lavorare caricandosi di lavoro inutile». La prima attività di cui occuparsi è l’organizzazione del compound, cioè l’ufficio operativo. Pianificare gli acquisti, le uscite al mercato, a volte in due, a volte da soli. Un lavoro allo stesso tempo ripetitivo e vario. Con i Dinka, i locali, il rapporto è stato buono, sono una popolazione che rispetta molto la parola data quindi una volta definiti degli obiettivi, anche se a volte in modo un po’ rocambolesco, si raggiungono». Il logista è colui che cura il nostro lavoro sul campo a ogni livello, perché funzioni nel modo più efficace. Tiene collegato il “filo rosso” della salute per realizzare davvero #lostessofuturo!