Medici con l'Africa Cuamm

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Cuamm diventa membro del Goarn

Inizia la collaborazione tra Cuamm e Goarn, la rete globale di allerta e risposta alle epidemie dell’Oms.

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    Medici con l’Africa Cuamm è ufficialmente entrata a far parte del Goarn – Global outbreak alert and response network, la rete globale di allerta e risposta alle epidemie dell’Oms. La rete, composta da oltre 250 istituzioni tecniche, fornisce risorse qualificate in materia di sanità pubblica per guidare interventi di risposta ad epidemie ed emergenze sanitarie in tutto il mondo. Risorse ed esperti selezionati tra i membri vengono inviati nei paesi colpiti per offrire un supporto rapido ed efficace sotto il coordinamento di un team con sede presso il quartier generale dell’Oms a Ginevra.

    Facendo parte della rete, Medici con l’Africa Cuamm ha recentemente partecipato all’intervento di risposta alla crisi alimentare e climatica nel Grande Corno d’Africa, un’emergenza senza precedenti che sta colpendo Gibuti, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Uganda. La risposta alla crisi, compresa quella sanitaria, è ad oggi profondamente insufficiente. Le epidemie rappresentano una delle maggiori minacce alla sanità pubblica soprattutto se si considera l’elevato livello di vulnerabilità della popolazione colpita, causata da malnutrizione e carenze alimentari in particolare tra i bambini sotto i 5 anni di età.

    In risposta alla richiesta del Goarn, Cuamm è intervenuto supportando l’intervento con la competenza e l’expertise di un epidemiologo che ha lavorato all’interno del team dell’Oms nell’ufficio di Nairobi con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e la risposta alle epidemie quindi minimizzare l’impatto delle emergenze sanitarie.

    «Man mano che gli eventi climatici estremi peggiorano e diventano più frequenti, le epidemie, l’insicurezza alimentare, gli sfollamenti forzati e i conflitti minacceranno sempre più la salute delle persone. Piuttosto che continuare a chiamarla un’emergenza, dovremmo muoverci verso un cambio di paradigma per adottare un approccio più sostenibile all’intervento umanitario. Prevenzione, preparazione e adattamento richiederanno impegno e collaborazione a più livelli: agendo con comunità, istituzioni e decisori politici possiamo plasmare un nuovo sistema di cooperazione sanitaria in grado di affrontare le sfide future» ha dichiarato Francesco Vladimiro SegalaEpidemiologo Cuamm di ritorno dalla missione.

    LA REGIONE

    La regione del Grande Corno d’Africa è tra le aree del mondo più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico. Eventi meteorologici estremi, in particolare siccità e inondazioni, si verificano con frequenza crescente. L’assenza di pioggia nella regione, per ben cinque stagioni consecutive, ha portato alla peggiore siccità nella storia recente mentre da marzo a maggio 2023 violente inondazioni hanno interessato molti dei sette paesi.

    La crisi climatica è aggravata dagli shock economici legati agli esiti socio-economici della pandemia di COVID-19, alla fluttuazione dei prezzi di cibo e carburante e ai conflitti che hanno causato sfollamenti diffusi e ostacolato l’autosufficienza delle persone. Ad esacerbare una situazione già drammatica, il fenomeno El Niño che si prevede possa scatenare una serie di eventi meteorologici estremi nella regione, tra cui siccità, inondazioni, uragani e ondate di calore con possibili effetti devastanti sulla salute delle persone.

    L’EMERGENZA CLIMATICA È UN’EMERGENZA UMANITARIA

    Come conseguenza dell’emergenza climatica, si prevede un maggiore rischio di diffusione di malattie quali malaria, dengue, febbre gialla, febbre della Rift Valley e malattie trasmesse dall’acqua (colera, dissenteria). Nel maggio 2022, l’Oms ha dichiarato l’emergenza di livello 3 rendendo di fatto quella del Grande Corno d’Africa la prima crisi alimentare e sanitaria a ricevere questa classificazione. Secondo gli esperti, l’impatto di El Niño sulla situazione sanitaria e nutrizionale renderà la crisi più durevole nel tempo. Ad oggi, l’emergenza continua con oltre 55 milioni di persone che affrontano livelli critici di insicurezza alimentare; 11 milioni di bambini sotto i cinque anni a rischio di malnutrizione acuta, di cui 2,7 milioni gravemente malnutriti e bisognosi di cure ospedaliere.

    La crisi climatica guida anche una crisi sanitaria: mentre gli eventi climatici estremi continuano a minacciare la regione, aumenta di pari passo la frequenza di epidemie il cui numero ha raggiunto il livello più alto mai registrato in questo secolo.  Colera, poliovirus di tipo 2, morbillo, meningite, malaria, febbre dengue, epatite E, leishmaniosi solo per nominarne alcune. Allo stesso tempo, la mancanza di cibo adeguato incide sui livelli di malnutrizione e acuisce il livello di vulnerabilità delle persone.

    L’ESPERIENZA DEL CUAMM IN ETIOPIA

    L’intervento di Medici con l’Africa Cuamm in Etiopia è iniziato nel 1980. Da allora, abbiamo lavorato integrando interventi di risposta alle emergenze ad un approccio di lunga durata volto a sostenere e rafforzare il sistema sanitario nazionale.

    Negli ultimi anni, l’Etiopia è stata colpita da molteplici crisi che hanno aggravato la già precaria situazione umanitaria. La regione del South Omo è una delle più gravemente colpite dall’impatto di El Niño e attualmente conta oltre 60.000 sfollati interni (Idp), in particolare nel distretto di Dassenech, dove Medici con l’Africa Cuamm, in collaborazione con Cst, sta attuando il progetto “Reach Out – Risposta umanitaria con servizi salvavita e protezione per le comunità di Dassenech colpite dalla siccità nel South Omo,” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Periodi di prolungata siccità alternati a gravi inondazioni hanno colpito la regione, prevalentemente abitata da comunità pastorali semi-nomadi, minacciando raccolti, aumentando il rischio di malattie e favorendo migrazioni forzate. Come conseguenza, aumentano insicurezza alimentare e malnutrizione: secondo i dati dell’Ufficio Sanitario di Dassenech, negli ultimi mesi è stato registrato un tasso di Malnutrizione Acuta Globale (GAM) del 36,4%, insieme ad un aumento del rischio di epidemie, soprattutto quelle causate dall’acqua contaminata. Danni ad infrastrutture e difficoltà logistiche limitano la possibilità di accesso alle cure e la capacità di offrire servizi sanitari adeguati nelle zone maggiormente colpite.  È in questo contesto che i team Cuamm continuano a fornire supporto e cure mediche alle comunità attraverso cliniche mobili (Mhnt). Le Mhnt sono anche dispiegate in altre aree del Paese, come le regioni di Amhara e Somali. Per rispondere ai bisogni delle popolazioni più colpite e vulnerabili, inclusi i rifugiati e gli sfollati interni, nell’ultimo anno Cuamm ha anche gestito strutture sanitarie (a Gambella) e supportato la riabilitazione post-conflitto di alcuni ospedali nella regione del Tigray. Attualmente, i maggiori interventi in Etiopia sono dedicati a salute, nutrizione e risposta alle emergenze e mirano a fornire assistenza sanitaria di base e soluzioni sostenibili, promuovendo l’autosufficienza e la resilienza nelle comunità locali e nei campi per rifugiati.