Medici con l'Africa Cuamm

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Essere utile alla propria gente

Il 5 maggio si celebra la Giornata Internazionale delle Ostetriche, il nostro pensiero va a tutti coloro che lottano per realizzare il proprio sogno, come ha fatto Amina.

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    Un sorriso che le illumina il volto e uno sguardo tenero, ma deciso: Amina Jubara Mohammed ha tutta la forza di chi ha fatto molta strada per raggiungere un traguardo importate. Eppure sa che sa che la lotta per una vita migliore non è ancora finita. Oggi, grazie a Medici con l’Africa Cuamm, è ostetrica, ma la sua storia comincia lontano. In Sud Kordofan, una regione del Sudan contesa dagli arabi. Scappa nel 2011, dopo gli ennesimi scontri. Insieme al fratello e ad alcuni conoscenti, riesce ad arrivare a Yei, nello Stato di Yei River. Qui si iscrive a un corso di computer che le permette di ottenere un lavoro presso una organizzazione locale e di mantenere il fratello. Nel 2013, viene a conoscenza della scuola per ostetriche di Lui e decide di provarci. Fa il colloquio e viene accettata. Comincia il corso nel 2014 a Lui, dove rimane anche durante le vacanze per mantenere il fratello, lavorando. Quando il corso viene spostato a Juba, per la situazione pericolosa di Lui, non ha nessuno che possa ospitarla, eccetto che un’amica conosciuta a Yei. Purtroppo, durante le vacanze di Natale, un uomo armato cerca di saccheggiare la casa dell’amica e di rapire lei e Amina. Le due ragazze riescono a fuggire, perché il cane dei vicini spaventa l’uomo.

    Amina continua la sua lotta per ottenere il diploma da ostetrica e a luglio 2017 finisce il corso, insieme a tutto il gruppo. Come ostetrica si trasferisce a Rumbek, dove lavora per 3 mesi, gratuitamente e senza mai risparmiarsi, nell’ospedale statale in cui è presente anche il Cuamm. Purtroppo le sue disavventure non sono terminate: infatti, durante una breve vacanza, lunga la strada verso il Sud Kordofan, viene fermata e accusata di soggiornare illegalmente in Sud Sudan. Le chiedono di pagare una somma molto grande, oltre le sue possibilità. Non ci riesce e viene portata nel campo profughi di Yida. Qui continua il suo lavoro come ostetrica, convinta di fare del bene alla propria gente, così come ha detto a don Dante Carraro, direttore del Cuamm “Sono orgogliosa di essere arrivata a questo traguardo e ringrazio quanti mi hanno aiutata.”

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