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Formazione on the job, con un pizzico di allegria

Vito Sgro, pediatra romano, è arrivato da poche settimane nel piccolo ospedale di contea di Cueibet, in Sud Sudan, dove il Cuamm lavora per migliorare accesso e qualità delle cure. Qui ci racconta la passione e la curiosità con cui si dedica alla formazione.

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    Parte integrante dell’attività di un cooperante nei Paesi in via di sviluppo è la formazione del personale locale. Come medico i miei interlocutori principali sono ovviamente gli infermieri.

    La formazione può essere svolta in tante maniere, quella più congeniale alle mie corde è la formazione on the job, cioè durante il normale svolgimento del mio lavoro. Nel passato mi sono cimentato anche con lezioni preparate a tavolino, su carta, con slide o direttamente con il computer, con tanto di test effettuati all’inizio e alla fine del corso, per valutare il livello di apprendimento raggiunto. Mi trovo però più a mio agio quando, durante il giro in reparto tra una visita e l’altra, esprimo il mio parere e cerco il confronto con lo staff, faccio ascoltare un torace crepitante, un addome globoso, un cuore soffiante di un bambino cardiopatico o, come è capitato ieri, mostro con l’ecografo i reni (in questo caso normali) di un bimbetto con la sindrome nefrosica. Il tutto sempre corredato da una buona dose di allegria e leggerezza perché il sorriso aiuta sempre.

    Insieme a Jane, la paffuta ostetrica ugandese, abbiamo stabilito che tutti i martedì ed i giovedì pomeriggio formerò a turno una delle infermiere della Maternità sulla buona pratica dell’ecografia ostetrica e ginecologica. Lo scorso martedì abbiamo “preso in prestito” due donne ricoverate in maternità, una alla quattordicesima e l’altra alla trentasettesima settimana di gestazione. Vabbè, che ve lo dico a fare!? Ad un certo punto c’era una tale curiosità e fermento intorno al lettino che tutti volevano assistere e commentavano divertiti le immagini che lo “stregone bianco” andava loro illustrando.

    L’interesse che un feto nel grembo materno suscita in questa gente è enorme e, naturalmente, l’nterrogativo supremo non è mai quello di conoscere le condizioni di salute del nascituro per rassicurare i genitori, bensì…di conoscerne il sesso. Penserete che “tutto il mondo è paese”  ma qui la curiosità non è per la scelta del nome o per l’acquisto del corredino più appropriato; in realtà il maschio raccoglie sempre e comunque maggiori consensi, garantisce sicurezza (?) alla famiglia e continuità della stirpe.

    Per la cronaca oggi i maschi hanno battuto le femmine 2:0…con buona pace delle femministe.

    Vito Sgro
    Ospedale di Cueibet, 3 febbraio 2016

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