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«Il mio battesimo africano»

Maria Periti, referente territoriale del Cuamm in Emilia-Romagna e in Toscana, racconta la sua prima missione in Africa, in Sud Sudan.

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    «Gruppi e volontari, entusiasti della mia prima partenza per Juba, capitale del Sud Sudan, mi hanno salutato con un augurio carico d’affetto: “In bocca al lupo per il tuo battesimo africano!”.

    Dopo il decollo da Fiumicino, l’arrivo all’aeroporto di Addis Abeba, che considero l’ombelico del mondo: un viavai frenetico di culture e di religioni eterogenee, una sorta di limbo preparatorio per chi come me, diretta ancora oltre, si sta predisponendo a mettere alla prova tutte le proprie certezze ed osservare il mondo da una nuova prospettiva.

    Gli imprevisti accadono anche qui. Le ore di attesa, a causa di un guasto in aereo, mi offrono spunti di riflessione. Cerco di intercettare gli sguardi dei passeggeri per capire chi siano: pochi Europei, qualche operatore umanitario, alcuni partner sul campo delle nostre fatiche quotidiane, come un operatore di Amref, un’ostetrica di Medici senza frontiere. Tanti, tanti Africani: qualcuno indossa, fiero, una t-shirt con lo stemma del Sud Sudan. Molte le donne velate intente a pregare.

    Finalmente, Juba! Ci accoglie Khamis, storico driver del Cuamm, che lavora con noi da sei anni ed è originario dell’Uganda. Conosce tutte le scorciatoie per evitare il traffico. Qui le strade sono praticamente assenti. Buche e terra, ma poche pozzanghere: dovremmo essere all’inizio della stagione delle piogge, tuttavia non sta piovendo come dovrebbe.

    Il mio pensiero della sera: quanti sanitari e non sanitari, prima di me, hanno percorso il tragitto per il Sud Sudan. Oggi ero sulla stessa tratta che il nostro Mirko Ravazzini, volontario del gruppo Modena-Reggio, ha fatto nel 2018 per dare un contributo come Junior Project Officer a Yirol, in sostituzione di Damiano Cantone, altra figura importante del Cuamm. Ma anche Enrico Cocconcelli e Flavia Predieri, altri medici volontari del gruppo Modena-Reggio… ora capisco i loro racconti! È come ritessere un filo rosso, che ci lega tutti, e chiudere il cerchio!».

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