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Al piccolo ospedale di Lui, dove l’acqua scarseggia

La stagione delle piogge in Sud Sudan è in forte ritardo. Il racconto di Maria, per la prima volta in missione con il Cuamm.

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    «Un volo interno da Juba ci fa atterrare a Mundri: siamo a bordo di un minuscolo aereo con soltanto 14 posti a sedere in totale. Dall’alto, osservo il passaggio dalla fatiscente capitale alla natura incontaminata! Dopo qualche ora di auto, eccoci in ospedale a Lui, dove ci guida il medico e referente Paolo Franceschi, che sta ultimando il suo servizio qui dopo due anni costanti di presenza e di impegno. Conosco il dottor Abraham, di origine keniota, una figura che mi colpisce per preparazione e determinazione.

    La foto che segue mi ricorda una cosa molto importante: raffigura una delle principali aree da dove proviene l’acqua per l’ospedale. Nell’arco della giornata, sento più volte pronunciare la parola “acqua”. Come già avevamo intuito a Juba, la stagione delle piogge sta ritardando. Ed è un problema grande, perché i pozzi che prendono l’acqua da terra fanno fatica, anche perché non sono particolarmente profondi. Con la stagione delle piogge si riempiono e riescono a garantire l’acqua per l’intero ospedale. Ma non quest’anno, almeno per ora. Il dottor Abraham spiega che sta cercando di lasciare alcuni letti liberi per le emergenze, perché ha paura di non riuscire a coprire tutti i pazienti gravi, essendoci siccità.

    La preoccupazione dello staff locale non riguarda soltanto le conseguenze del cambiamento climatico, ma anche quelle delle guerre, vicine e lontane. Primo, pediatra sud sudanese, responsabile della pediatria all’ospedale di Lui, assiste con timore all’aumento dei prezzi di tanti prodotti. Dal carburante che prima costava 1200 in moneta sud sudanese, oggi 1800. Agli alimenti essenziali, come la manioca dalla quale si ricava una farina. Domani potrà costare ancora di più!».

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