Il lungo percorso per contrastare la violenza di genere
Dalla denuncia, alla consulta medica offrendo supporto psicologico e assistenza legale. L’impegno Cuamm in Oyam.
Secondo il Gender Index, in Uganda circa il 35% delle ragazze abbandona la scuola a causa di matrimoni precoci e il 23% a causa di gravidanze adolescenziali (UBOS e ICF International, 2012) precludendo loro diritti essenziali come quello all’istruzione e aggravando il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. Inoltre, i dati mostrano che la violenza contro le adolescenti di 15-19 anni è più alta in ogni forma rispetto alla violenza contro le donne adulte di 20 anni e oltre. In Uganda, un’adolescente su 4 incorre in una gravidanza prima dei 19 anni. Nel distretto di Oyam, dove Medici con l’Africa Cuamm ha iniziato ad operare nel 1996, la percentuale è ancora più alta, il 28.5% (fonte: DHIS 2).
Le conseguenze di queste gravidanze precoci hanno effetti di lungo termine nella vita delle giovani ragazze: matrimoni forzati, abbandono scolastico, mancanza di indipendenza finanziaria, emarginazione sociale e stigma, solo per citarne alcuni.
«La comunità colpevolizza sempre le donne e le giovani ragazze, se sei rimasta incinta è perché hai permesso a qualcuno di farti del male. È colpa tua – dice Ejang Irene, 17 anni – dobbiamo fare di più per sensibilizzare le persone sulla violenza di genere ma non possiamo rinunciare a cercare giustizia, anche così dimostriamo che si tratta di una violazione dei diritti umani».
Irene (nome di fantasia) vive con la famiglia nel distretto di Oyam, Uganda. A 15 anni ha dovuto abbandonare la scuola perché i suoi genitori non potevano coprire i costi di un’educazione.
«Volevo aiutarli ed essere indipendente economicamente, allora ho iniziato un corso di cucito. È lì che ho conosciuto l’uomo che mi ha perseguitata» ha raccontato Irene al team Cuamm che l’ha supportata dal momento della denuncia fino al processo, garantendole anche assistenza medica e support psicologico.
Medici con l’Africa Cuamm sta intervenendo nel distretto di Oyam, regione Lango, con una serie di attività che mirano ad aumentare la disponibilità e l’accesso a servizi socio-sanitari da parte delle adolescenti più vulnerabili con una particolare attenzione al tema della violenza di genere. L’intervento, che si estende ad 11 contee del distretto, vede coinvolte autorità locali, associazioni, scuole e leader di comunità in un’intensa attività di advocacy.
«La componente di educazione e sensibilizzazione è chiave nella prevenzione della violenza di genere – dice Monica Peace Alupu, CUAMM Social Worker. – Attraverso i messaggi radio e l’intenso lavoro dei team di villaggio, riusciamo a fare in modo che i servizi siano accessibili da tutti anche nelle aree rurali e peri-urbane dove più spesso si verificano gli abusi e i casi di violenza».
È proprio l’attività sul terreno infatti a dare gambe all’intervento che intende fornire alle donne e alle giovani ragazze aiuto concreto per uscire dalla spirale di violenza in cui troppo spesso vivono, rispondendo in modo tempestivo ai bisogni più imminenti: quelli sanitari e legali. La mobilitazione comunitaria consente infatti agli agenti attivi sul terreno di accogliere personalmente le denunce che più difficilmente sarebbero state sollevate informando allo stesso tempo sul servizio attivo.
Dal 2022 infatti, Cuamm in stretta collaborazione con le autorità distrettuali, ha attivato il primo call center nel distretto di Oyam. Una linea verde per riportare casi di violenza che garantisce alle persone un servizio integrato: dal sostegno psicologico, all’assistenza legale fino al supporto clinico. A rispondere alle richieste, sono due assistenti sociali Cuamm adeguatamente formati che intervengono affiancati dall’ufficio del District Probation and Social Welfare Officer, un ente governativo simile ai nostri servizi sociali.
Il primo passo è quello di informare la persona rispetto ai servizi disponibili, inclusi quelli sanitari ma anche sui diritti e sulle possibili strade da percorrere in termini legali. Gli assistenti diventano quindi un tramite per facilitare la denuncia e avviare l’iter clinico che, in caso di violenza fisica, deve essere finalizzato entro le 72h per prevenire la trasmissione di malattie e le gravidanze indesiderate.
«Purtroppo la maggiore fatica resta quella di garantire a queste giovani ragazze e alle donne, che sia fatta giustizia. Il sistema è fragile, i giudici spesso si assentano e i testimoni non si presentano in tribunale nel giorno della deposizione. È difficile far capire che quella della violenza di genere è una questione che ci riguarda tutti e su cui dobbiamo lavorare insieme ma continuiamo ad insistere sapendo che siamo sulla buona strada» conclude Giovanni Dall’Oglio, Medico e Project Manager Cuamm in Oyam.
Tra le sfide principali: l’accesso ai servizi, spesso compromesso alle giovani ragazze e alle donne nelle aree rurali o peri-urbane; la paura dello stigma, ancora forte sul tema e i lunghi tempi del processo legale che può arrivare a durare fino a tre anni e che, troppo spesso, spinge le famiglie a rinunciare ad avere giustizia preferendo una negoziazione informale.
«Nel solo semestre compreso tra aprile e settembre, abbiamo seguito 30 casi. Ci impegniamo a fare in modo che una volta avviato l’iter, la denuncia possa fare il suo corso fino alla sentenza ma questo non sempre avviene. Può capitare infatti che i testimoni non si presentino in tribunale, o che gli stessi giudici si assentino. Siamo però riusciti ad ottenere 2 condanne per due casi di violenza fisica e questo è un traguardo, visti i tempi tutt’altro che celeri del sistema giudiziario locale» spiega Giovanni Dall’Oglio, Medico e Project Manager Cuamm in Oyam.