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Finalmente l’ultimo miglio!

In Repubblica Centrafricana siamo partiti quattro anni fa dalla capitale Bangui, dove si trova l’unico ospedale pediatrico del Paese. Qui siamo stati chiamati a impegnarci, dopo l’apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco e la costruzione del reparto malnutriti ad opera del Bambin Gesù.

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    Carissimi,

    finalmente l’ultimo miglio! In Repubblica Centrafricana siamo partiti quattro anni fa dalla capitale Bangui, dove si trova l’unico ospedale pediatrico del Paese. Qui siamo stati chiamati a impegnarci, dopo l’apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco e la costruzione del reparto malnutriti ad opera del Bambin Gesù. Un lavoro duro e complesso che ha portato però a risultati importanti: ogni anno sono quasi 20.000 i bambini ricoverati e 70.000 quelli che hanno ricevuto cure ambulatoriali. Continueremo questo preziosissimo servizio pediatrico nella capitale sostenendo, in particolare, la formazione del personale infermieristico e medico.  E insieme però siamo felici di iniziare proprio in questi giorni, finalmente, il nostro lavoro fuori, nelle aree rurali più abbandonate e difficili del Paese, dove nessuno vuole andare. Il “nostro” ultimo miglio.

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    Siamo nell’angolo nord-ovest del Centrafrica, tra il Ciad e il Camerun. Nei due distretti di Bocaranga e Ngaundaye vivono oltre 200.000 persone. Sono zone insicure. Dal 2013 sono iniziati scontri fra i ribelli antigovernativi appoggiati dalla Francia e l’esercito regolare sostenuto dalla Russia, almeno così si dice. Le materie prime fanno gola a molti. E sono zone poverissime. Nella cittadina di Bocaranga non siamo riusciti a trovare nemmeno il pane, l’acqua con difficoltà, e abbiamo cenato solo grazie alla buona volontà della signora Lucy. L’ospedale, un centinaio di posti letto con quasi mille parti all’anno, garantisce diagnosi e cura grazie alla ventennale presenza del signor Fidel, un infermiere specializzato che spazia dal cesareo alle amputazioni. Niente laboratorio, pochissimi farmaci, nessun medico! L’accoglienza da parte delle autorità sanitarie dell’ospedale è stata emozionante e fraterna. Bellissimi momenti. Abbiamo detto loro che non siamo eroi, che abbiamo limiti umani e finanziari ma che vogliamo esserci, al loro fianco, con loro. Finalmente!

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    E anche qui la macchina vaccinale Covid è partita. Le dosi da fine anno arrivano anche a Bocaranga: Johnson (unica somministrazione) al 90%, le rimanenti Sinovac. Abbiamo controllato i registri dell’ospedale: dal 17 gennaio al 3 febbraio sono state vaccinate 958 persone, a cominciare dagli operatori sanitari. Un buon risultato davvero, e si continua. Ci siamo impegnati a sostenerli aprendo altri punti vaccinali fra i 32 centri periferici che il distretto gestisce. In questo modo integriamo la vaccinazione Covid con la vaccinazione per le altre più comuni malattie. Basti pensare che solo il 25% dei bambini è vaccinato per il morbillo: una percentuale scandalosamente bassa. Il direttore del distretto era felicissimo. La vaccinazione contro il Covid in Africa, lo ribadisco con forza, deve essere sostenuta in ogni modo, al di là delle semplificazioni che talvolta si leggono sui giornali. Bisogna farlo perché è giusto, protegge anche noi e rafforza i fragilissimi sistemi sanitari locali: tre obiettivi in uno. Grazie di sostenerci per raggiungerli!

    D.Dante

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    PS: le parole di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del malato, che ricorre domani, ci sorreggono e sospingono nel nostro impegno: “Cari operatori sanitari […] siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta. […] Sono (quelle dei missionari) opere preziose mediante le quali la carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate, offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate rimane un lusso. Lo attesta ad esempio la scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini contro il Covid-19; ma ancor di più la mancanza di cure per patologie che necessitano di medicinali ben più semplici”.

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