Medici con l'Africa Cuamm

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Dall’emergenza alla resilienza

Il percorso integrato a sostegno delle popolazioni di rifugiati e sfollati nella regione Somali, testimoniato da Fede Bagolin, in Servizio Civile Universale in Etiopia.

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    «Continua l’intervento in Etiopia per persone sfollate, rifugiate e comunità ospitanti nella regione Somali, con un progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, implementato dal Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP), in collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm e Action Aid. Il Cuamm opera, in particolare, nelle woreda di Aw-Bare, confinante con la Somalia, e Boklomayo, al confine con il Kenya, dove si concentrano più di 10.000 sfollati interni e oltre 120.000 rifugiati dalla Somalia, che vivono in cinque campi rifugiati.

    Complessivamente, il progetto viene implementato in un territorio che versa in stato di crisi umanitaria a causa di conflitti tra etnie e forze opposte che hanno portato allo sfollamento di intere comunità, cui si aggiungono la siccità ricorrente, le inondazioni frequenti e l’implacabile diffusione di epidemie. In presenza, inoltre, di un sistema sanitario debole scarsamente provvisto di farmaci e strumenti, l’insieme di questi fattori rende alta la vulnerabilità delle comunità ospitanti, di sfollati e rifugiati.

    In questo contesto, in cui le risorse scarseggiano o sono inaccessibili per molte delle famiglie, la vita di ragazze è continuamente messa in pericolo, in una società a carattere fortemente patriarcale in cui le donne si occupano di lavoro domestico, crescita dei figli, lavoro agricolo e si dedicano all’approvvigionamento dell’acqua, ma non detengono alcun potere.

    Con il sommarsi di crisi umanitaria, ambientale, epidemica ed economica, ragazze e donne risultano tra i soggetti più vulnerabili e il Cuamm, tramite il proprio intervento, ha deciso di agire, fornendo supporto e strumenti per il miglioramento della condizione igienico-sanitaria e la loro protezione. A metà novembre, è iniziata la distribuzione di kit igienico-sanitari rivolta a 6.000 donne, tra cui 4.300 (70%) facenti parte delle comunità sfollate e rifugiate, e 1.700 (30%) provenienti dalle comunità ospitanti.

    La distribuzione ha coinvolto donne con disabilità, madri single, donne in gravidanza e che allattano, ed è stata integrata durante la campagna di informazione e sensibilizzazione come parte del programma educativo sanitario. L’obiettivo è che le donne e le ragazze coinvolte non solo beneficino della formazione in materia di salute, igiene, prevenzione e riduzione della trasmissione delle malattie, ma abbiano anche a disposizione strumenti per iniziare a mettere in pratica le buone abitudini suggerite dagli operatori sanitari e volontari della comunità. Il kit igienico-sanitario contiene due saponette adatte a lavare i vestiti, una saponetta da corpo e un assorbente in tessuto lavabile e riutilizzabile. Il team di Cuamm sul campo ha raccolto feedback positivi e ringraziamenti dalle beneficiarie, che hanno ricevuto e apprezzato il kit che permetterà loro di risparmiare alcuni soldi che avrebbero altrimenti dovuto spendere al mercato dove i prezzi sono in continuo aumento.

    L’impegno del Cuamm mira, perciò, a fornire soluzioni e strumenti che risultino avere un impatto durevole nel tempo, soprattutto con attività che riguardano la realizzazione di campagne di sensibilizzazione su buone pratiche igienico-sanitarie per la prevenzione e il riconoscimento del Covid-19, la formazione di operatori sanitari nei centri di salute e di operatori comunitari. Infine, la fornitura di dispositivi per la protezione, materiali e farmaci. L’urgenza del contesto si traduce nella necessità di lavorare a livello comunitario sul tema della prevenzione delle infezioni, dell’adozione di comportamenti salutari ed il riconoscimento dei segnali di malattia, migliorando la formazione del personale sanitario e incoraggiando le persone a recarsi nei centri di salute».