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Affrontare la crisi dei rifugiati a Gambella

Nel nord-ovest dell’Etiopia, migliaia di rifugiati sud-sudanesi continuano a varcare il confine in cerca di sicurezza. Il Cuamm è sul posto, accanto alle autorità locali, per garantire cure mediche essenziali e rispondere ai bisogni più urgenti.

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    Lungo la strada tra Moun e Gade, nel distretto di Wantawo, centinaia di persone camminano sotto il sole portando con sé il poco che possiedono. La maggior parte di loro sono rifugiati sud-sudanesi, da poco arrivati in Etiopia. Secondo le stime, tra le 50.000 e 70.000 persone sono fuggite negli ultimi mesi a causa del conflitto e della fame.

    Li seguiamo mentre si dirigono verso Gade, dove è stato istituito un punto di registrazione. La registrazione è un passaggio essenziale per essere ricollocati nei campi e poter accedere ai servizi di base, tra cui l’assistenza sanitaria. Molti sono già stati trasferiti al campo di Loak Dong, mentre altri rimangono temporaneamente ospitati a Moun.

    «In risposta al recente aumento di arrivi d’emergenza dal Sud Sudan, il CUAMM ha esteso le proprie attività verso nord-ovest, avviando un intervento d’urgenza nel distretto di Wantawo. In questo momento stiamo affrontando i bisogni più immediati a Gade e Moun e presto ci sposteremo al campo di Loak Dong. Fin dalle prime ore abbiamo lavorato fianco a fianco con le autorità sanitarie locali e i partner internazionali per garantire ai rifugiati un rapido accesso a servizi sanitari salvavita», spiega Luisa Gatta, Country Manager Cuamm.

    Dal lunedì al sabato, due équipe sanitarie mobili del Camm si spostano tra Gade e Moun per fornire assistenza di base. Ogni squadra comprende ufficiali clinici, infermieri, un’ostetrica e un project officer, con il supporto di operatori comunitari — rifugiati sud-sudanesi a loro volta — che svolgono un ruolo fondamentale nel collegare la comunità ai servizi offerti.

    Tra i servizi forniti ci sono le visite ambulatoriali, le cure pediatriche per i bambini sotto i cinque anni e l’assistenza prenatale per le donne in gravidanza. Nel solo primo giorno di attività, 250 persone, tra cui 80 bambini, hanno ricevuto cure dalle équipe del Cuamm. Poiché la maggior parte dei nuovi arrivati sono donne e bambini, la salute materna e il sostegno nutrizionale sono diventati priorità urgenti nella regione di Gambella.

    «Portare i servizi sanitari dove ci sono i bisogni è fondamentale. Le persone in difficoltà non possono accedere alle cure in altro modo, semplicemente perché non possono permettersi il trasferimento fino all’ospedale di Gambella. Un viaggio in ambulanza costa 17.000 birr — più dello stipendio mensile di un pediatra, che è di circa 15.000 birr», aggiunge Luisa Gatta.

    L’ospedale di riferimento della zona è il Nyinenyang Primary Hospital, che però manca delle infrastrutture più basilari: non c’è acqua corrente, né sala operatoria, né banca del sangue. L’ossigeno e il carburante per il generatore devono essere forniti dall’ospedale di Gambella, a circa quattro ore di distanza.

    Non esiste inoltre un sistema formale di riferimento tra le due strutture: i pazienti devono pagare di tasca propria il trasporto — un costo proibitivo per la maggior parte delle famiglie arrivate senza nulla.

    «Il divario tra risorse e bisogni continua ad allargarsi. È necessario creare nuove partnership e mobilitare un sostegno più ampio per garantire che nessuno resti indietro», sottolinea Giuseppe Valerio, Regional Partnership and Advocacy Manager di Cuamm.

    Attualmente l’Etiopia ospita oltre 1,1 milioni di rifugiati, una delle popolazioni di rifugiati più numerose al mondo. Tuttavia, mentre i bisogni umanitari continuano a crescere, i finanziamenti internazionali hanno raggiunto livelli critici.

    Nonostante gli sforzi costanti del Cuamm, i bisogni restano enormi. Sono urgentemente necessari più farmaci, forniture mediche e personale sanitario formato per rafforzare la risposta e migliorare la qualità dei servizi.

    Mentre le équipe mobili del CUAMM garantiscono un accesso tempestivo alle cure primarie, il rafforzamento delle strutture sanitarie locali resta essenziale per assicurare qualità e continuità dell’assistenza.

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