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Si conclude il progetto “Healthy Newborn” nella provincia di Sofala, in Mozambico. Più di 3 anni di impegno al fianco di istituzioni, autorità e associazioni locali con l’obbiettivo di ridurre il rischio di mortalità materno-infantile. Un impegno che continua.

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    Più di 3 anni di impegno al fianco di istituzioni, autorità locali e associazioni del territorio con l’obbiettivo di ridurre il rischio di mortalità materno-infantile in Mozambico nella provincia di Sofala, in particolare nei distretti di Beira, Dondo e Nhamatanda. Si conclude il progetto “Healthy Newborn: Approcci innovativi nella tutela della salute del neonato nella Provincia di Sofala”, co-finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e implementato da Cuamm.

    “Il lavoro di questi tre anni è stato faticoso ma costante, gli sforzi e i risultati hanno purtroppo risentito di eventi estremi di cui il Mozambico è stato vittima: prima il ciclone Idai nel 2019 e poi la pandemia di Covid-19 nel 2020. Siamo riconoscenti a quanti hanno lavorato al nostro fianco anche in queste difficoltà”, ha affermato Giuseppe Bufardeci, capo progetto per Cuamm.

    “Quello tra Italia e Mozambico è un rapporto di cooperazione di lunga data che coinvolge istituzioni, ONG e associazioni locali in particolar modo nell’ambito della salute pubblica che resta, per noi di AICS, un settore prioritario”, ha aggiunto Elio Giombini, Responsabile AICS per i programmi sanitari.

    Grazie a questo progetto in Mozambico, sono stati realizzati risultati importanti nonostante le difficili condizioni. Ci sono ancora delle sfide davanti ma Cuamm è determinato ad affrontarle. “Dedicheremo gran parte dei nostri sforzi al miglioramento delle prestazioni neonatali, degli strumenti e delle infrastrutture, ma anche e soprattutto alla crescita del personale, al rafforzamento del sistema di ambulanze, e per ultimo, ma non meno importante, alla formazione e alla ricerca siglando un accordo con l’Università Mondlane di Maputo, l’Università Cattolica di Beira e l’Università di Padova per un Master  rivolto al personale sanitario”, afferma Giovanni Putoto, responsabile della programmazione del Cuamm. “Ringraziamo tutti, la cooperazione italiana, la Fondazione Chiesi, l’Università di Padova, le associazioni locali e tutti coloro che in questi anni hanno collaborato nella realizzazione di questo progetto. Il nostro grazie va anche ai sanitari e alle autorità locali il cui appoggio è stato fondamentale”.