Intervista a Don Dante Carraro
Marta Bortolozzo, studentessa Sism che coordina per il CUAMM il Wolisso Project e Noemi Bazzanini, infettivologa, Jpo, intervistano Don Dante Carraro, direttore Cuamm

Marta, ci spieghi in 30 secondi che cos’è il Wolisso Project?
Marta: “Certo, il Wolisso Project è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Sisma e CUAMM. Esso permette a studenti degli ultimi anni delle università di medicina e chirurgia di partire e frequentare un mese di tirocinio formativo in Africa, negli ospedali gestiti da CUAMM. Wolisso è appunto uno di questi, in Etiopia, e oggi siamo qui a festeggiare i 70 anni di CUAMM e 15 anni di Wolisso Project. 15 anni che hanno visto partire 355 tra studenti e studentesse”.
Bene, mi sembra una specie di Erasmus africano, mi pare. Così come quello che ha fatto Noemi Bazzanini, che però è un’infettivologa, oggi in prima linea nell’emergenza Covid-19 all’ospedale di Parma. Ma nel 2018 Noemi ha fatto servizio Con Medici con l’Africa CUAMM, prima è andata come specializzanda poi è tornata come specializzata in due diversi ospedali della Tanzania. Ma voi, questi specializzandi li chiamate JPO, aiutaci a capire che vuol dire.
Noemi: “JPO, J sta per junior, ed è un progetto per medici specializzandi e dà la possibilità nel corso della propria formazione specialistica di fare un periodo che può andare dai 6 mesi ai 12 mesi in Africa sul campo in uno dei progetti del CUAMM. Finora sono stati 236 gli specializzandi partiti nell’arco degli ultimi 10 anni e io ho avuto la fortuna di essere una di questi”.
Bene, abbiamo un po’ conosciuto il meccanismo e sappiamo che è frutto di un accordo fatto dal CUAMM nel tempo con oltre 30 università italiane. E ora non ci resta che presentare l’attuale direttore, che dal 2008 dirige appunto il CUAMM, che è Don Dante Carraro. E perché lo presentiamo? Perché le due giovani volontarie hanno chiesto di poter chiedere ciascuna una domanda a Don Dante. Vediamo un po’, sono curioso anch’io di sapere che cosa vogliono sapere da Don Dante.
Marta: “Volevamo sapere perché il CUAMM in tutti questi anni ci tiene così tanto alla formazione sul campo di studenti e studentesse?”
Don Dante: “Sì, questa collaborazione tra CUAMM e Sisma è focalizzata su due grandi obiettivi, il primo è luoghi e contesti con risorse limitate, l’Africa è evidente la limitatezza di tante risorse. Il senso del limite, capire che non si può far tutto, anche nella professione medica, capire che per esempio in quei contesti là, l’assistenza sanitaria di base è fondamentale: andare nei villaggi, controllare le gravidanze delle mamme, le vaccinazioni, controllo dei bambini malnutriti, cioè si può fare moltissimo sapendo che le risorse sono limitate. Ed è un insegnamento estremamente importante. Il secondo, è il tema delle disuguaglianze, il tema della povertà anche in sanità. Ci sono paesi in Africa, cito Sierra Leone dove c’è un anestesista sierraleonese in tutto il paese. E questo allora chiama in causa tutti noi, ma i giovani in particolare, a dire “beh, da medico e da uomo la mia parte qual è? “Magari quella di partire e di andare.” Ecco, questi sono i due obiettivi che sembra il Sisma e anche il CUAMM vogliono portare avanti”.
Noemi: “Tutto quello che hai detto, lo condivido, l’ho vissuto, è stata la mia esperienza, bellissimo e utilissimo. Quello che ti volevo chiedere io è: al ritorno, tutto ciò a cosa serve? Tu che parli con i nostri direttori cosa ti dicono? Serve quello che impariamo in Africa?
Don Dante: “In gran parte dei professori ci dicono, prima di partire molti specializzandi vivono il lamento, come ad esempio: questo manca, questo non va bene, questo non c’è, ecc. Questo è lo stato d’animo. Tornano, mi dicono, con il forse. Come ad esempio: forse si può fare anche in maniera diversa, forse possiamo trovare un altro modo di fare le cose. Mi vien da dire, il passaggio dal lamento al rammendo anche in sanità si spreca a volte, non sempre ovviamente, ma a volte si spreca. Tornare all’essenzialità della professione medica, del modo di gestire la sanità, l’appropriatezza anche delle cure e devo dire che quindi lo stato d’animo dei professori è di forte incoraggiamento. Tanto è vero che il numero sta crescendo, di questo ne siamo molto contenti, per noi ma anche in particolare per il sistema sanitario anche nostro e del nostro paese”.