Dall’Olanda a Lunsar con un bimbo di 4 mesi
Arrivato a Lunsar da poche settimane, insieme alla moglie Dorothee e al figlio Tobias di 4 mesi, Arne Beguin 31 anni, olandese, specialista in Medicina tropicale, con una lunga esperienza nei Paesi in via di sviluppo, ci racconta il suo impatto con la Sierra Leone e con il suo nuovo incarico come capo progetto Cuamm nell’ospedale San Giovanni di Dio.
“Al mio arrivo ho trovato una buona accoglienza da parte dei padri proprietari dell’ospedale. Ho subito conosciuta l’ostetrica sierraleonese che lavora per il Cuamm. Una tipa in gamba che si è formata in Gran Bretagna. Isha Dakamy ha una preparazione e un modo di pensare occidentale, ma radici sierraleonesi e ci sta aiutando molto, soprattutto nel rapporto con le mamme e nel convincerle ad andare a partorire nei centri di salute e a non rimanere a casa. In ospedale lavoro con due medici, uno del Camerun e uno del Congo. Insieme formiamo una bella squadra, anche se dobbiamo coordinarci meglio per il lavoro ordinario e quotidiano. Un esempio? Tendono a fare spesso il cesareo, cosa che in molti casi può salvare la vita di una donna, ma che può comportare un maggiore rischio di rottura dell’utero nel parto successivo… e questa è una cosa da tenere in considerazione in un paese in cui ogni donna ha in media 4,7 bambini!”
Dopo una riduzione delle attività registrate nel 2015 a causa dell’epidemia di Ebola, ora l’ospedale di Lunsar sta riprendendo a pieno regime. I dati lo dimostrano: in tutto il 2015, sono stati effettuati 240 parti, di cui 120 cesarei; in 11 mesi del 2016, invece, ne sono stati effettuati 476, dei quali 182 cesarei e 294 normali.
Numeri confermati dalle impressioni di Arne che continua:
“La gente ha ancora paura di venire in ospedale, i segni e le ferite lasciate dall’Ebola sono ancora troppo evidenti. Inoltre a dicembre abbiamo avuto meno accessi perché la gente ha “speso” tutti i soldi per le feste… anche il solo ticket di 1 euro per una visita ambulatoriale o di 5 euro per una ecografia può mettere in difficoltà le persone di un paese in cui la maggior parte della gente guadagna meno di 1 euro al mese. Purtroppo è la realtà della Sierra Leone. Ma stiamo lavorando per riuscire a dare una risposta anche a questo, infatti, Medici con l’Africa Cuamm ha già messo a disposizione un fondo per la maternità, ovvero per garantire un parto gratuito a tutte le donne che vengono in ospedale per partorire”. E riprende: “E poi non mancano le storie di successo e sono quelle che ti danno la forza di continuare, ogni giorno. Ieri, per esempio, un’ostetrica tradizionale ci ha chiamato perché nel suo villaggio una donna stava partorendo, ma non riusciva ad estrarre il bambino. Grazie al sistema di riferimento di ambulanze che il Cuamm ha attivato, abbiamo potuto inviare l’ambulanza che ha portato la donna in ospedale. C’era bisogno di un’assistenza qualificata, la donna ha perso molto sangue dopo il parto e abbiamo potuto farle una trasfusione. Anche il bambino ora sta bene. Penso che li dimetterò tra un paio di giorni. E il lavoro continua!”.