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Un abbraccio per accogliere i bambini con troppa fretta di nascere

Il racconto dal campo di Veronica Grasso, infermiera Cuamm in Servizio Civile Universale ad Aber, in Uganda, dove oggi si celebra la Giornata mondiale della prematurità.

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    «Anche in Uganda, all’ospedale di Aber, dove il Cuamm è presente dal 1965, si celebra la Giornata mondiale della prematurità, che ricorre ogni 17 novembre. Assieme al team dell’unità di terapia intensiva neonatale, abbiamo organizzato attività di coinvolgimento della popolazione nei centri di salute periferici e nei villaggi del distretto di Oyam, selezionati sulla base del maggior numero di nascite di prematuri riferite all’ospedale centrale. L’obiettivo è sensibilizzare le famiglie su tutte le necessità dei bambini nati prematuri, da accogliere con la terapia dell’abbraccio: il contatto pelle a pelle tra genitore e figlio può salvare la vita del piccolo nato troppo presto.

    La campagna promossa dal Cuamm per l’intera settimana del 17 novembre ha lo scopo anche di informare sulla corretta prevenzione del parto pretermine e sul percorso di crescita dei bambini. Nei villaggi che visitiamo, sosteniamo le future mamme a non avere paura, perché con l’aiuto degli operatori sanitari, la gravidanza, certamente, è meno a rischio.

    “Il contatto e la vicinanza fisica con il corpo dei genitori sono parte integrante della terapia dei prematuri – spiega un infermiere ugandese del Cuamm alla comunità – noi professionisti siamo in prima linea per offrire assistenza e cure dedicate in reparto. Che l’abbraccio di un papà o di una mamma abbia effetti terapeutici è scientificamente provato e tutta la squadra dell’unità di terapia intensiva neonatale di Aber ricorre, quotidianamente, a questa buona pratica”.

    In un villaggio abbiamo conosciuto Winnye, 22enne, che ha condiviso con noi la sua esperienza di mamma: “Ho partorito a cinque mesi. Quando è nata la mia figliolina era così piccola! Ho provato ad andare prima nel centro di salute più vicino a dove abito (Ngai Hc III), ma poi sono stata trasferita in ospedale. La mia bambina pesava soltanto 700 grammi. Gli infermieri si sono presi cura di lei, senza timore e con coraggio. Mi sentivo al sicuro e sapevo che sarebbe stata in buone mani. Adesso è cresciuta, ha quasi 2 anni e sta bene. Questo per me è l’importante”.

    Oggi sanitari di differenti reparti dell’ospedale di Aber si sono mobilitati, marciando per le vie del distretto. Siamo stati accompagnati da un’ambulanza, per avere tutto il necessario per fare sensibilizzazione sulla prematurità. Nel pomeriggio, invece, abbiamo pensato di porre al centro, come protagonisti della giornata, i genitori dei bambini prematuri nati ad Aber – bambini ora cresciuti e in salute – invitati alla festa che si svolge nel compound del Cuamm. Fondamentale anche il sostegno di Barbara Tomasini e di Stefano Zani, neonatologi senesi che, assieme al Gruppo di volontari del Cuamm di Siena, presieduto da Paolo Rossi, hanno dato un importante supporto alla nascita della Neonatologia dell’ospedale di Aber, a cui sono vicini ancora oggi: ci sostengono nell’organizzazione delle attività per questa giornata e, anche a 7 mila chilometri di distanza, aiutano nella crescita delle competenze degli operatori sanitari ugandesi».