Sempre più sfollati a Cabo Delgado La risposta del Cuamm
Gli attacchi da parte di gruppi armati non statali (Nsag) hanno provocato lo sfollamento di circa 46.000 persone, principalmente a Chiúre, dove le nostre cliniche mobili hanno ora intensificato le operazioni per fornire una risposta urgente e tempestiva.

Nelle ultime settimane, gli attacchi da parte di gruppi armati non statali (Nsag) si sono intensificati a Cabo Delgado, la provincia più settentrionale del Mozambico, causando lo sfollamento di oltre 46.000 persone nei distretti di Chiúre, Ancuabe e Muidumbe. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), Chiúre è il distretto più colpito, con 42.411 sfollati, in gran parte donne e bambini.
Dal primo attacco registrato nell’ottobre 2017, la violenza a Cabo Delgado ha continuato a sfollare e traumatizzare migliaia di persone. Ad oggi, sono circa 865.000 gli sfollati interni nella regione. La maggior parte ha vissuto o assistito a episodi di estrema violenza, tra cui uccisioni, violenze sessuali, rapimenti, estorsioni e incendi di villaggi. Molti hanno visto o perso parenti e vicini assassinati, decapitati o uccisi con armi da fuoco. Alcuni hanno perso l’intera famiglia.
Come Cuamm, siamo presenti a Cabo Delgado da anni. Attualmente operiamo a Pemba, fornendo supporto a donne sopravvissute a violenze di genere, e nei distretti di Chiúre e Ancuabe, attraverso cliniche mobili che portano l’assistenza sanitaria nelle comunità più isolate, inclusi i campi per sfollati interni.
Questa nuova ondata di violenza ha gravemente compromesso l’accesso delle comunità alle cure mediche. In risposta, abbiamo ampliato in modo significativo le operazioni e le attività delle cliniche mobili sono state intensificate a Chiúre e Ancuabe, fornendo servizi sanitari essenziali — come salute materna, vaccinazioni pediatriche e consultazioni generali — alle popolazioni sfollate.
«Stiamo lavorando in coordinamento con le autorità locali e partner internazionali come Unicef e Vitol per garantire una risposta tempestiva» — ha dichiarato Giorgia Gelfi, Country Manager Cuamm. «Per motivi di sicurezza, il nostro team non può più accedere ad alcune aree, ma le cliniche mobili sono state spostate nelle zone con una maggiore concentrazione di sfollati interni».
Questa recente ondata di sfollamenti avviene in un contesto di accesso umanitario sempre più limitato e di riduzione dei fondi, rendendo estremamente difficile soddisfare i bisogni dei nuovi sfollati. Nonostante queste crescenti pressioni, restiamo fermamente impegnati a fornire assistenza sanitaria essenziale, in particolare alle donne e ai bambini più colpiti da questa crisi.