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La sofferenza delle donne a Cabo Delgado

Da sette anni la provincia settentrionale del Mozambico vive una situazione di conflitto e instabilità. A Cabo Delgado, accresce la condizione di vulnerabilità di donne e ragazze vittime di violenza di genere.

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    «Ho portato a lungo dentro di me quel senso di vergogna prima di parlare e cercare supporto – ha detto Yvon, 36 anni, di Muidumbe, Cabo Delgado. – Ma credo che tutte noi abbiamo subito qualche tipo di violenza solo perché siamo donne. Acquisire consapevolezza su questo mi ha aiutata a capire che la Gbv è il problema che nessuno vuole affrontare, e solo parlandone possiamo smantellare il tabù e aiutare altre donne a far sentire la propria voce».

    Nel 2022, a causa delle insurrezioni nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, Yvon ha abbandonato la sua casa ed è arrivata a Pemba insieme al suo compagno e ai loro 5 figli. Da sette anni, la provincia di Cabo Delgado vive nel disordine e nella paura. I continui attacchi, iniziati nel 2017 nella città di Mocimboa da Praia hanno finora causato circa 834.304 sfollati interni. Molte persone hanno vissuto o assistito a violenze estreme, come uccisioni, violenze sessuali, rapimenti, estorsioni e saccheggi. Alcuni hanno perso tutto ciò che avevano, inclusi i propri familiari. In questo contesto di sfollamento e conflitto, la violenza di genere è tra i principali problemi di sicurezza.

    «Quando abbiamo lasciato Muidumbe non avevamo un posto dove andare, siamo arrivati a Pemba senza sapere come sopravvivere. Tutto era difficile, e presto mio marito ha iniziato ad incolparmi», ha raccontato Yvon, ricordando come è iniziata la spirale di violenze, dapprima psicologiche e poi fisiche, in cui ha vissuto per anni.

    I fattori di rischio alla base della Gbv sono molteplici, interconnessi e si rafforzano a vicenda. Tra questi vi sono fattori individuali, come la giovane età o l’analfabetismo; fattori sociali, come povertà, disoccupazione e sfollamenti; fattori comportamentali, come l’uso di alcol e sostanze; e fattori ambientali, come emergenze e conflitti armati. Questi fattori peggiorano durante le crisi, determinando un aumento dei casi di Gbv che colpiscono in modo sproporzionato gruppi vulnerabili come gli sfollati interni, le donne e le ragazze.

    La violenza da parte del partner, spesso nota come violenza domestica, può avere gravi effetti fisici e mentali, sia a breve che a lungo termine, tra cui lesioni, depressione, ansia, gravidanze indesiderate, aborti, infezioni sessualmente trasmissibili e altro ancora. La Gbv può anche influire sul benessere sociale: sensazioni di solitudine estrema e tendenza alla colpevolizzazione, spingono infatti molte sopravvissute verso una condizione di isolamento sociale.

    Nella città di Pemba e nel distretto di Montepuez, provincia di Cabo Delgado, per rispondere alla violenza di genere Medici con l’Africa Cuamm interviene con un approccio multisettoriale e basato sulla comunità. All’interno di spazi sicuri (casa de proteção) per donne e ragazze, i team Cuamm offrono attività di sensibilizzazione su Gbv e prevenzione dello sfruttamento e abuso sessuale (Psea) attraverso varie metodologie: teatro, dialoghi comunitari, workshop, ecc.

    «Coinvolgendo le sopravvissute in attività ricreative di gruppo, tentiamo di aiutarle a superare l’emarginazione sociale in cui spesso si trovano a vivere. Liberarsi dallo stigma e da quel senso di vergogna che provano è fondamentale non solo per reintegrarsi nella società ma anche per evitare danni psicologici a lungo termine», ha spiegato Lúcia Maria de Fatima Henriques, psicologa Cuamm.

    L’approccio Cuamm nella provincia combina ricerca operativa e intervento sul campo con l’obiettivo di fornire supporto psicologico (Mhpss) e assistenza clinica e legale integrata alle sopravvissute alla violenza di genere (Gbv), in collaborazione con i servizi legali governativi e l’associazione mozambicana Muleide.

    «Lavoriamo per assistere donne e ragazze in tutto il processo, dalla denuncia al tribunale, offrendo anche assistenza sanitaria e supporto psicologico», ha spiegato Isefa Sufo, assistente legale Cuamm. «Abbiamo formato le autorità locali sulla gestione dei casi di Gbv e la collaborazione è positiva, ma sappiamo che il processo può essere estremamente lungo e faticoso per le sopravvissute, ed è nostro dovere informarle» ha aggiunto Isefa.

    Foto di Marco Trovato

    Dal 2021 a oggi, Cuamm lavora per mitigare i rischi di Gbv e migliorare il supporto fornito alle sopravvissute, coinvolgendo attivamente le comunità, sensibilizzando il pubblico e affrontando la necessità di fornire servizi integrati. Attualmente Cuamm supporta 12 spazi sicuri a Cabo Delgado, che offrono cure, supporto psicosociale e informazioni sui servizi disponibili. Nel 2023, 900 persone hanno ricevuto supporto per Gbv o Mhpss. Oltre 60 donne hanno ricevuto supporto e assistenza legale fino ad oggi.

    «Abbiamo visto miglioramenti negli ultimi anni. Quando abbiamo iniziato, la Gbv non era una priorità nell’agenda, né un argomento di interesse per la società civile, ma le cose stanno cambiando», ha dichiarato Elisa Fernando Tembe, Project Manager Cuamm. «A lungo termine, vorremmo arricchire il servizio garantendo un luogo sicuro dove vivere alle sopravvissute che subiscono violenza domestica protratta».

     

    Gli obiettivi dell’intervento:

    Miglioramento dell’accesso ai servizi Gbv e Psea in accordo con le linee guida internazionali. Al fine di facilitare le sopravvissute nell’accesso ai servizi, l’intervento prevede la copertura di costi quali trasporti e medicinali, la fornitura di kit igienici e, in alcuni casi, l’inserimento delle persone più vulnerabili in un sistema di supporto economico.

    Potenziamento dei servizi di salute mentale per le persone a rischio, specialmente donne e giovani ragazze sopravvissute a violenza di genere. In collaborazione con le autorità sanitarie locali, dopo aver riferito i casi più delicati ai servizi di salute mentale del governo, il team Cuamm garantisce un regolare follow-up nonché il coinvolgimento in attività di gruppo specifiche per età, genere e contesto realizzate all’interno di spazi sicuri.

    Prevenzione e preparazione nella risposta di gestione dei casi di Gbv e Psea attraverso audit di sicurezza nelle aree di intervento. L’attività mira a potenziare i servizi offerti, in coordinamento con il Ministero della Salute, la Direzione Provinciale e Distrettuale per il Genere, i Bambini e l’Azione Sociale nonché con il Gruppo Tecnico di Supporto Psicosociale e per la Salute Mentale.

     

    La violenza di genere in sintesi

    La violenza di genere è una violazione dei diritti umani perpetrata da un aggressore nei confronti di una persona a causa del suo genere o sesso. Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza di genere che comporta, o potrebbe comportare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata.”

    La forma più diffusa di violenza di genere è quella perpetrata da partner intimi (Intimate Partner Violence – Ipv). A livello globale, si stima che, in media, il 27% delle donne di età compresa tra 15 e 49 anni abbia subito violenza da parte di un partner intimo o non intimo durante la propria vita. Milioni di donne sono inoltre colpite da altre forme di violenza di genere, come matrimoni infantili, precoci e forzati, tratta sessuale e pratiche tradizionali. La prevalenza più alta di violenza di genere a livello globale si registra nelle regioni dell’Africa e dell’Oceania.

    Secondo un recente rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla “Violenza Sessuale e Sessuale legata ai Conflitti” (2022), i Paesi in cui questa violazione dei diritti umani è più diffusa includono la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, il Mozambico e l’Etiopia, solo per citare l’Africa sub-sahariana.