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Proteggere la salute delle giovani donne ugandesi

Con la chiusura delle scuole, a causa dell’epidemia del Covid, si è registrato un aumento delle violenze sessuali sulle giovani. Per questo la formazione delle ostetriche è fondamentale, queste figure sono il primo punto di riferimento per le donne.

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    «La sensazione è che tra le mura dell’hotel di Anyeke quel giorno il Cuamm abbia riscritto un piccolo pezzo di storia dei diritti delle adolescenti del distretto di Oyam» afferma Virgilia Mazza, volontaria del servizio civile ad Aber in Uganda che racconta del corso di formazione promosso per le ostetriche locali all’interno del progetto “Don’t stop me now! supporto integrato per mamme adolescenti in Oyam” , supportato dal  Fondo di beneficienza Intesa San Paolo, per tutelare la salute delle adolescenti in gravidanza. «In Uganda le ragazze sono costrette ad abbandonare la scuola a causa delle gravidanze precoci, un fenomeno ancora molto diffuso nel paese che comporta gravi ripercussioni nella vita delle giovani e che è un tema imprescindibile da quello dei diritti umani. L’epidemia di Covid sta provocando degli effetti collaterali importanti, come la chiusura delle scuole che ha determinato un aumento delle violenze sessuali sulle giovani, che spesso accadano all’interno delle mura domestiche. Il corso di formazione, svolto da medici e personale della polizia, è una due giorni con un programma fitto di temi che vanno dalla violenza, trattata secondo un approccio olistico (ossia in relazione con l’ambiente e i diversi settori di cui è parte), all’assistenza sanitaria e legale».
    Il ricordo va ai giorni in cui le ostetriche provenienti dai vari villaggi si sono riunite. «La notte è stata molto piovosa e il mattino si presenta cupo, situazione inusuale nella stagione secca. Lo staff del Cuamm si sta preparando a salire in auto per percorrere la strada di terra rossa, tutta dritta, che da Aber porta ad Anyeke. È una strada che vive di nuovo: dopo due anni di lockdown è piena di bambini che hanno finalmente la possibilità di tornare a scuola e di stare insieme. Corrono, camminano scalzi e scherzano tra loro nelle tipiche divise in camicia bianca e pantaloni verdi. Terminato il viaggio, arriviamo di fronte all’hotel in cui si terrà il training.  Anche dopo 5 mesi di permanenza in Africa mi sorprende la semplicità delle costruzioni; è un concetto che adesso affiora sempre più limpido nella mia mente: la forza dell’Africa e della sua gente di vivere la vita e andare avanti, da sempre, nonostante la povertà e le scarse e limitate risorse. Il training in programma riguarda un nuovo progetto gestito dal Cuamm che ha lo scopo di tutelare le giovani donne in attesa, attraverso azioni mirate, come visite prenatali, visite di controllo e la presa in carico dei casi più difficili, quelli in cui è necessario tutelare la salute della madre in caso di violenza. L’obiettivo è garantire un’adeguata formazione alle ostetriche, perché sono proprio loro che dovranno gestire anche i casi di abusi e violenze sessuali. L’invito è a seguire scrupolosamente le “best practice” istituite dal Governo ugandese per fare in modo che proprio queste importanti figure diventino il primo punto di riferimento per le donne. Le ostetriche, infatti, possono agire, attivandosi a vari livelli: sanitario, psicologico e legale, anche attraverso la denuncia dei “responsabili dell’aggressione”». Continua Virgilia: «La giornata inizia con molteplici difficoltà, come è naturale qui: le ostetriche provengono dalle zone più remote del distretto di Oyam e la diffusione del Covid ha causato l’assenza di alcune di loro. I mezzi di trasporto sono scarsi e la pioggia imprevista ha reso tutto più difficile, ma loro non si perdono d’animo, ed una ad una, arrivano alla guida della tipica motocicletta di queste parti, chiamata “boda boda”, con a carico i figli seduti dietro, cercando di ripararsi dalla pioggia con grandi pezze di stoffa colorate. Mentre scrivo queste righe, in piedi davanti a me sta parlando una donna che è il capo del Dipartimento della protezione dei bambini e delle famiglie della Polizia e che sta spiegando alle ostetriche come compilare il format dedicato alle vittime di violenza sessuale. Ascoltandola ho la percezione, e non solo la speranza, che i suoi insegnamenti potranno cambiare un giorno la storia ingiusta delle adolescenti che sono vittime di violenza».

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    Le gravidanze precoci oltre ad essere spesso il risultato di violenza, sono anche il riflesso delle condizioni di fragilità, povertà e coercizione nelle quali le giovani sono costrette a vivere, soprattutto nelle zone rurali più remote del Paese, dove, in mancanza di un’educazione scolastica e di un’assistenza sanitaria, diventano ancora più vulnerabili. Per questo, oggi,  in questa piccola stanza di un hotel di Anyeke,  il Cuamm, anche grazie a questo progetto, vuole riscrivere un piccolo pezzo di storia fatta di diritti dimenticati, violati e sotterrati dall’omertà e dalla corruzione, promuovendo azioni concrete che, attraverso la formazione e la disseminazione, possano sostenere un sistema in grado di funzionare autonomamente nel tempo, per permettere alle giovani donne, la parte più debole della metà meno fortunata del mondo, di vedere, un giorno, tutelati i propri diritti umani fondamentali.

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