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Nuove partenze

Carissimi, Andrea (da Verona al Sud Sudan), Dario (da Roma alla Repubblica Centrafricana) Sergio (da Rovigo all’Etiopia), Maria (da Lisbona alla Sierra Leone), Piera (da Torino al Mozambico), Maria (da Roma all’Etiopia), Massimo (da Torino al Sud Sudan), Antonio (da Fermo al Sud Sudan), Klara (da Budapest alla Sierra Leone), Romain (da Parigi al Sud

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    Carissimi,

    Andrea (da Verona al Sud Sudan), Dario (da Roma alla Repubblica Centrafricana) Sergio (da Rovigo all’Etiopia), Maria (da Lisbona alla Sierra Leone), Piera (da Torino al Mozambico), Maria (da Roma all’Etiopia), Massimo (da Torino al Sud Sudan), Antonio (da Fermo al Sud Sudan), Klara (da Budapest alla Sierra Leone), Romain (da Parigi al Sud Sudan), Matteo (da Padova al Sud Sudan), Sabina (da Como alla Repubblica Centrafricana), Giampaolo (da Roma alla Sierra Leone), Ilaria (da Chieti al Mozambico), Stefano (da Torino all’Etiopia), Marta (da Milano all’Angola).

    Sono i primi 16 volontari a ripartire per l’Africa dopo 3 mesi di totale lockdown che ha bloccato ogni volo e ogni aeroporto. Impossibile uscire o entrare dai Paesi africani. Impossibile “andare”, per noi che di quell’Euntes curate infirmos abbiamo fatto una scelta di vita. Impossibile anche riuscire a dare il cambio ai tanti rimasti sul campo, vicini alla popolazione e alle istituzioni locali durante la grande paura che la pandemia, specie all’inizio, ha provocato e che ancora non è superata. Molte organizzazioni hanno deciso di rientrare attraverso i rari voli umanitari disponibili. Il nostro restare sul posto, faticoso e non senza qualche rischio, sta aiutando a mantenere aperti gli ospedali e i servizi evitando il tracollo di sistemi sanitari già debolissimi e fragili. Insieme ai colleghi locali coltiviamo giorno per giorno la speranza.

    Superato lo shock iniziale adesso rimane alta la sfida, prevista e temuta anche dalle grandi agenzie internazionali, delle conseguenze sanitarie e socio economiche del Covid. Vediamo con i nostri occhi come sta aumentando drammaticamente il numero di famiglie e persone che chiedono cibo. La “fame” è dietro l’angolo. In tante comunità del Sud Sudan, nelle aree rurali, stiamo già distribuendo farina, riso, olio e generi di prima necessità. In Angola, a Chiulo, crescono le mamme che vengono in ospedale a chiedere cibo per i loro bambini.

    Abbiamo bisogno di risorse finanziarie ma soprattutto di risorse umane, volontari disponibili e pronti a partire. Anche nel nostro paese le ferite sono aperte, sanguinano e fanno male. Viviamo ansie e difficoltà, incertezze e preoccupazioni, specie per il futuro. Le macerie provocate dal virus rischiano di farci sprofondare bloccandoci soprattutto nelle volontà: rischiamo un lockdown dell’animo.

    Nei 16 volontari che ripartono rivedo Francesco Canova che si “inventa” il Cuamm appena conclusa la Seconda guerra mondiale: attorno solo povertà, miseria, distruzione e macerie appunto. Quando più forte sopravanza la tentazione di mollare, di abbassare le braccia, di demordere, è lì che devi andare, avere più coraggio, più determinazione nel ricostruire. Grazie a voi, carissimi 16, che con il vostro partire, tra le macerie del virus, tenete vivo lo spirito “missionario” e di servizio che ha generato il Cuamm nel 1950 e che continua ad animarlo.

    Con questo spirito nel cuore, che resta vivo nonostante la fatica di un tempo così difficile, vogliamo celebrare quest’anno il nostro settantesimo compleanno e lo faremo a Padova il prossimo 7 novembre (sulle modalità saremo più precisi fra qualche tempo).

    Vi abbraccio e vi ringrazio della vostra vicinanza.

    D. Dante