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Lotta alla malaria: integrazione tra servizi sanitari e ricerca operativa in Sud Sudan

Si è concluso il progetto per combattere l’endemia di malaria in Sud Sudan. Nonostante le difficoltà aggravate dal Covid-19, l’intervento ha dato un importante contributo.

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    A giugno 2022 Medici con l’Africa Cuamm ha portato a termine il progetto “Potenziamento della risposta alla malaria in Sud Sudan attraverso il miglioramento di accesso, utilizzo e qualità dei servizi preventivi/diagnostici/curativi e loro integrazione sui tre livelli del sistema sanitario dello Stato di Amadi”, durato 23 mesi e finanziato dall’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo quale iniziativa sinergica a supporto degli interventi del Fondo Globale per la Lotta a malaria, tubercolosi e Hiv. Nel già difficile contesto sud sudanese, reso ancora più precario dalla crisi mondiale innescata dalla pandemia di Covid-19, questo progetto ha comunque contribuito a creare, all’interno del sistema sanitario locale, le condizioni per il miglioramento dei servizi di risposta alla malaria, dalla comunità alle strutture sanitarie di primo livello sino all’Ospedale. Per quanto la maggior parte delle attività si siano svolte nelle contee di Mundri West, Mundri East e Mvolo (Stato di Western Equatoria), si è riusciti a coinvolgere il Ministero della Sanità Nazionale, ponendo le basi per uno sviluppo più sostenibile di una risposta di qualità a questa endemia.

    Il progetto si è articolato su due piani, quali l’erogazione dei servizi e la loro gestione, ma riuscendo a realizzare una buona integrazione e una buona complementarietà tra i due, con attività inizialmente pensate con un focus prettamente clinico, rivelatesi importanti opportunità di coinvolgimento e crescita professionale per le autorità sanitarie locali e, viceversa, attività che si prevedeva sarebbero rimaste circoscritte al livello organizzativo-decisionale aventi immediati riscontri nella pratica quotidiana presso le strutture sanitarie coinvolte. La ricerca operativa, condotta dall’Università di Pisa in partnership con Cuamm, ha rappresentato un ottimo esempio di questa positiva interazione. Ben lungi dal restare un mero esercizio accademico, lo studio è stata l’occasione per apportare dei significativi cambiamenti ai servizi diagnostici nell’area di intervento, dalla fornitura di materiali ed equipaggiamenti alle conoscenze del personale assegnato, e per la messa in atto di meccanismi di supervisione, sia da parte dell’Ufficio Sanitario di Contea sulle strutture sanitarie periferiche di sua competenza, sia da parte dell’Ospedale sui centri sanitari ad esso facenti riferimento, ponendo le basi per un futuro coinvolgimento anche del Laboratorio Nazionale di Salute Pubblica rispetto ai laboratori degli Ospedali distrettuali, fornendo un possibile modello per la realizzazione vera e propria del principio di continuità di cure e servizi sia a livello clinico, sia gestionale.

    Il progetto ha interessato 42 strutture sanitarie periferiche e l’ospedale di Lui, che nel periodo considerato hanno assistito quasi 483.000 persone e che sono stati dotati dei mezzi per garantire prevenzione, diagnosi e cura della malaria non complicata e severa, secondo il loro livello di competenza. Sono stati riforniti di farmaci e consumabili e hanno ricevuto nuovo equipaggiamento per i propri ambulatori e reparti, oltre che del personale aggiuntivo per i servizi clinici. Sono stati, inoltre, messi nelle condizioni di rispettare i fondamentali principi igienici, con l’installazione di 50 punti per il lavaggio mani e la riparazione di latrine e aree di smaltimento dei rifiuti. Presso l’ospedale e i principali 3 centri di salute, ci si è concentrati sui laboratori, in modo da rafforzarne le capacità diagnostiche e da attivare nuove funzioni come la banca del sangue. Si è anche coinvolta la rete di più di 250 operatori sanitari di comunità.

    Nell’area di intervento, Cuamm è presente dal 2018, impegnata a sostenere il sistema sanitario di contea in tutte le sue componenti e su tutti i suoi livelli, permettendo il regolare funzionamento delle strutture sanitarie interessate dalla presente iniziativa. Il progetto si è integrato perfettamente in questo programma più ampio, focalizzandosi sul miglioramento della qualità dei servizi di prevenzione/diagnosi/trattamento della malaria e andando così a colmare quelle lacune che progetti quadro pensati a beneficio dell’intero pacchetto di prestazioni di salute primaria e secondaria non riescono ad affrontare adeguatamente. Tale integrazione ha evitato che il progetto risultasse un’iniziativa verticale, fine a se stessa e non sostenibile, limitata al periodo di implementazione; il personale formato è personale che permane in servizio, le strutture che hanno beneficiato di migliorie infrastrutturali e/o del rinnovo degli equipaggiamenti e/o di scorte aggiuntive di medicinali e consumabili continuano ad essere operative.

    Tra i risultati riportati da Ospedali e strutture sanitarie periferiche, degni di nota sono le 3.619 donne gravide che hanno ricevuto le raccomandate tre dosi di trattamento preventivo intermittente e i 32.097 bambini al di sotto dei 5 anni di età trattati per malaria non complicata. Importante anche sottolineare come ben il 75% delle diagnosi di malaria siano ora confermate con un test rapido o di laboratorio, contro il 36% precedente l’implementazione del progetto. Un grande contributo è stato quello apportato dagli Operatori Sanitari di Comunità che hanno trattato per malaria 50.023 bambini minori di 5 anni, con un aumento del 198% tra inizio e fine progetto. Hanno, inoltre, condotto campagne d’informazione ed educazione sanitaria per la diffusione di norme e comportamenti atti a prevenire l’infezione, raggiungendo quasi 358.000 persone a livello domiciliare e 450 persone attraverso eventi pubblici.

    Gli Uffici Sanitari delle 3 Contee interessate dal progetto e il personale delle strutture sanitarie presenti all’interno di questo territorio sono stati accompagnati nello sviluppo delle loro capacità e nel mettere a punto/rafforzare pratiche e strumenti utili per pianificare, gestire e valutare i servizi, con un focus su quelli dedicati alla malaria ma con un beneficio esteso a tutto il sistema, essendo conoscenze/competenze/mezzi applicabili in diversi ambiti. A beneficiare di una serie di seminari e corsi di aggiornamento in materia sono stati 123 staff appartenenti alle strutture sanitarie periferiche e all’ospedale di Lui, i rappresentanti dei 3 Uffici Sanitari di Contea e gli 8 membri del Laboratorio Nazionale di Salute Pubblica. Attività come supervisioni e incontri di revisione, sono state potenziate, mostrando come l’attenzione a particolari servizi e funzioni possa esservi integrata e fungere da stimolo per migliorare quella prestata a tutte le altre componenti del sistema.

    Come già accennato, la ricerca operativa ha offerto un’ulteriore opportunità di formazione del personale e di rafforzamento delle capacità di analisi delle autorità, oltre a fornire a queste ultime le evidenze necessarie per prendere alcune decisioni e interrogarsi sui miglioramenti da apportare, anche valutando la possibile introduzione di nuovi strumenti e metodologie. Ad esempio, lo studio ha confermato una notevole prevalenza di malaria anche in stagione secca (26%) e ha evidenziato come costituisca un serio fattore di rischio, specie per le donne gravide; circa il 15% delle donne testate presso il servizio di cure prenatali, a prescindere dalla presenza di una qualsiasi sintomatologia, è risultata positiva alla malaria. Guardando ai dati di routine di quegli stessi siti (DHIS2), raccolti su 12 mesi e per lo più tra le pazienti sintomatiche, si arriva al 30%. Questo richiede aumentare l’accesso e l’utilizzo delle donne gravide ai servizi di prevenzione contro la malaria. La mancanza di zanzariere, dovuta ad oltre un anno di sospensione del loro approvvigionamento da parte del governo e delle agenzie ad esso preposte, è stata la prima preoccupazione ad essere segnalata durante l’evento conclusivo del progetto, con l’impegno comune da parte delle autorità presenti a premere sul Ministero affinché esso o i suoi partner diretti possano stanziare le risorse dovute a riprendere acquisto e distribuzione di questo bene. Questo sarebbe un passo importante, da combinare con la promozione del trattamento preventivo di forma farmacologica, il cui utilizzo è aumentato (82% nelle donne che arrivano alla quarta visita prenatale), ma ancora insufficiente, per fattori che riguardano sia la domanda sia l’offerta.

    Le autorità hanno fatto esperienza diretta della positiva interazione tra e con attori diversi, come un Istituto di Ricerca, che possono concorrere, con le proprie specificità e competenze, agli stessi obiettivi.

    Dal momento della scrittura del progetto, approvato a novembre 2019, al momento dell’implementazione, iniziata a luglio 2020, sono passati diversi mesi, durante i quali il contesto generale e il sistema sanitario hanno subito alcuni cambiamenti, anche a causa dell’imprevista emergenza Covid-19, sorta nel frattempo. Questo ha fatto sì che alcune attività siano state leggermente modificate rispetto alla proposta iniziale e/o che si siano raggiunti degli output differenti. In generale, la capacità di un progetto di adattarsi ad una realtà mutevole e di risultare comunque rilevante a sviluppare il sistema e i suoi servizi è un elemento importante, anche in un’ottica di sostenibilità dei risultati ottenuti.

    Il progetto è finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo

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