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GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO OFFRIRE SERVIZI E GARANTIRE DIGNITà

Fuggono da guerre, persecuzioni, violenze aggrappandosi ad un orizzonte di speranza, in cerca di una vita da costruire con dignità. Nella giornata mondiale del rifugiato rinnoviamo il nostro impegno a garantire condizioni di vita dignitose e accesso ai servizi sanitari alle popolazioni migranti e rifugiate, in ogni luogo.

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    Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’agenzia Onu per i rifugiati – Unhcr, sono 108,4 milioni i profughi di tutto il mondo in fuga da guerre, persecuzioni e violenze di cui 27,2 milioni solo nel continente africano. Tra loro, sfollati interni e rifugiati costretti a lasciarsi tutto alle spalle in cerca di un orizzonte che vuol dire speranza e nuove possibilità.

    Un orizzonte che può essere blu, ampio e sconfinato, come quello del mare aperto, il nostro mare, il Mediterraneo, dove secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – Oim negli ultimi dieci anni si sono infrante per sempre le speranze di circa 26mila persone.

    Ma anche l’orizzonte angusto che ha la forma di un capannone sovraffollato, come quello di China Camp a Debre Berhan in Etiopia dove 200.000 sfollati vivono in centri di accoglienza, o quella di un’ampia distesa di tende allestite nel cuore del mato, come molti campi per rifugiati interni nella provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, dove il numero di sfollati interni sfiora il milione.

     

    Solo lo scorso anno, secondo il rapporto annuale dell’Unhcr, il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani ha registrato un aumento senza precedenti di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente. Complici la guerra in Ucraina, i conflitti in corso nel resto del mondo e il cambiamento climatico, causa prima di siccità e disastri ambientali.

    Vale la pena però sottolineare un numero: quel 27,2 che sono i milioni di sfollati interni all’Africa, persone che si spostano quindi tra paesi africani o all’interno dello stesso paese. Lo vediamo in Sud Sudan, un paese che contava 2,3 milioni di rifugiati ospitati nei paesi confinanti, e oltre 2 milioni di sfollati interni. Numeri che, dall’inizio del recente scontro in Sudan, sono cambiati senza alleggerire la situazione di un paese tra i più fragili al mondo. Secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari – Ocha  il Sud Sudan ha infatti accolto 23 mila rifugiati (aprile 2023): tra loro, sudanesi, cittadini di paesi terzi o anche returnees, sud sudanesi rientrati nel proprio paese di origine. Sono situazioni di emergenza che mettono a dura prova sistemi già instabili, pesando sul piano politico, economico e sanitario.

    Numeri che sono destinati ad aumentare vertiginosamente. Secondo l’UNESCO, entro il 2050, circa 150-200 milioni di persone saranno costrette a spostarsi a causa degli effetti dei cambiamenti climatici: siccità, carestie ma anche eventi climatici estremi come cicloni o inondazioni.

    L’impegno del Cuamm in risposta ai bisogni di migranti e rifugiati si concentra nelle crisi odierne in Etiopia, Mozambico, Sud Sudan. Di fronte a queste situazioni, di crisi cronica o di pura emergenza, interveniamo su 4 linee di intervento: garantire l’accesso ai servizi sanitari di base con visite ambulatoriali e prenatali, vaccinazioni e assistenza a mamma e bambini, fornire farmaci e materiale sanitario; formare gli operatori locali e sensibilizzare e prevenire la popolazione riguardo buone pratiche igienico-sanitarie. Lo facciamo senza dimenticare la collaborazione con le autorità locali, elemento cardine per il rafforzamento della capacità di resilienza dei sistemi e delle comunità.