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Cambiare le cose

di Simone Cadorin, project manager in Uganda dal 2018

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    Sono stato in Uganda sette anni e dal 2018 lavoro con il Cuamm a progetti di sanità pubblica. Ormai è casa, soprattutto la Karamoja. Mi sono inserito in una cultura completamente diversa, con le sue regole, e mi sono trovato a fare un lavoro in un sistema sanitario che, in un Paese come l’Uganda, nonostante gap e problemi, permette di costruire. Ho avuto la fortuna di trovarmi in un luogo in cui, se si programma, c’è la possibilità di vedere i risultati e i miglioramenti del proprio lavoro e questa non è una cosa scontata facendo questo lavoro.

    Tra i vari progetti implementati in Karamoja, quello che più amo ricordare è il progetto sulla tubercolosi: un tema su cui siamo partiti quasi da zero. Inizialmente la prassi era fare la diagnosi ma poi, a livello di prevenzione, trattamento, follow up dei pazienti, non c’era nulla. Venivano diagnosticati i casi che poi uscivano dal radar del sistema sanitario e non venivano trattati.

    All’inizio mi facevo un sacco di domande. Parlavamo di circa 6.000 casi, di cui solo il 40% finiva il trattamento mentre il 60% non completava il ciclo terapeutico. Non ero certo saremmo riusciti a migliorare la situazione. Però pian piano abbiamo messo in campo tutta una serie di idee, anche innovative, per seguire i pazienti dal momento in cui venivano diagnosticati fino alla fine del trattamento, che dura sei mesi. Siamo stati fortunati perché il Ministero si è interessato e ci ha aiutato molto. Nel 2018, con il Cuamm, eravamo i primi a parlare di tubercolosi in quelle aree, prima si sapeva che c’era il problema ma non veniva affrontato. Dopo anni di lavoro la situazione è cambiata radicalmente, nei distretti, oggi, in ogni meeting si parla della tubercolosi, il Ministero ci ha supportato ed è stato fatto il lavoro sul campo, con i centri di salute e gli ospedali, sulla gestione del paziente. Era quello che mancava. Inoltre è stata realizzata tutta la parte di counselling: incontri in cui pazienti raccontano la loro esperienza, per non lasciarli soli ad affrontare la situazione. Per una persona che si ammala in contesti come la Karamoja, la malattia diventa una cosa difficile da affrontare, si tende a nasconderla perché è un fattore di stigmatizzazione. Siamo riusciti a lavorare a più livelli, nella comunità, nei centri di salute, molto anche con le autorità locali per il lavoro di monitoraggio, supporto ai centri di salute e di gestione. Dopo tre anni abbiamo ribaltato la situazione, il successo del trattamento è salito fino all’85%, dal 40% iniziale.

    Il Cuamm è là da molto tempo, negli anni si è stato costruito un rapporto di grande collaborazione con il Ministero della salute Ugandese, con le autorità amministrative locali e con il personale sanitario dei luoghi dove operiamo, credo che questo sia il sistema che permette di cambiare le cose.

    Sabato 13 novembre, all’Annual meeting al Teatro Geox di Padova, ascolteremo le testimonianze di chi, come Simone, in questi anni così difficili ha continuato a lavorare ogni giorno per poter vedere cambiare le cose. È questo il senso che vogliamo dare al nostro incontro di quest’anno, vogliamo “Ripartire” insieme, in Italia e in Africa, raccontandoci quanto fatto fino ad ora e costruendo orizzonti per il futuro. Ti aspettiamo!

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