Medici con l'Africa Cuamm

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A fianco dei migranti nel foggiano I volontari del Cuamm

L’emergenza coronavirus non ferma il lavoro nei “ghetti” dei volontari di Medici con l’Africa Cuamm – Bari, che rafforzano la loro presenza grazie al progetto SU.PR.EME della regione Puglia. I volontari: «Questa emergenza fa sentire tutti più fragili, più simili e più vicini. Non potevamo lasciare chi ha bisogno di cure».

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    I volontari del gruppo Medici con l’Africa Cuamm – Bari sono attivi dal 2015 in Puglia, nel foggiano, per fornire servizi sanitari di base alle persone che vivono nei “ghetti”, gli insediamenti informali che negli anni sono sorti nelle campagne, dove le persone lavorano nell’agricoltura. Le misure di quarantena e le limitazioni agli spostamenti in tutta Italia non hanno significato per il gruppo uno stop alle attività, ma anzi un nuovo impegno, fondamentale per garantire il diritto alle cure anche alle fasce più deboli ed emarginate della popolazione.

    «Dubbi sul continuare l’intervento non ne abbiamo mai avuti – spiega Lucia Raho, referente del gruppo per il progetto di intervento nei “ghetti” – semmai abbiamo dovuto riorganizzarci in fretta, perché molti dei medici e infermieri che di solito componevano le squadre di lavoro consolidate sono stati molto più impegnati in ospedale, per rispondere all’emergenza coronavirus anche in Puglia. Abbiamo però trovato nuovi volontari disposti ad unirsi a noi: medici, ma anche infermieri ed operatori socio sanitari, che insieme ai mediatori culturali sono indispensabili per fare bene il nostro lavoro. Quindi continuiamo ad andare nei “ghetti”, che rimangono un problema urgente a cui dare risposta».

    Anche per questo, dal primo aprile il gruppo Medici con l’Africa Cuamm – Bari è attivo nel progetto SU.PR.EME promosso dalla regione Puglia, per monitorare la situazione sanitaria relativa al coronavirus proprio nei “ghetti” del foggiano e facilitare l’integrazione dei migranti:

    «Considerato la nostra esperienza, siamo stati invitati dalla regione Puglia a rimodulare il nostro intervento e a partecipare al nuovo progetto – spiega Renato Laforgia, presidente del gruppo –. Valutati i rischi e le nostre capacità, abbiamo deciso di fare la nostra parte. Svolgiamo le attività con le dovute protezioni e siamo incoraggiati dal fatto che le persone che incontriamo sono per lo più in salute al momento. Per noi era importante dare continuità all’intervento: impegnarsi in questo momento per prevenire il peggio è fondamentale».

    Nei prossimi due mesi quindi i volontari di Medici con l’Africa Cuamm, in accordo con le altre organizzazioni presenti sul territorio e sotto il coordinamento regionale, saranno presenti tutte le domeniche con un ambulatorio mobile negli insediamenti di Casa Sankara e Arena San Severo. Oltre alle consuete visite mediche di base, avranno anche il compito di individuare e indirizzare verso le strutture sanitarie preposte i casi sospetti di coronavirus. Gli screening e la distribuzione di mascherine e gel disinfettanti sono accolti molto di buon grado dai residenti dei “ghetti”.

    «Le persone che vivono lì sono ovviamente in collegamento con il resto del mondo e sono spaventate dal virus – spiega Renato Laforgia – vogliono proteggere la propria salute e rispettano le limitazioni di movimento. Nelle ultime due settimane, su 120 visite, abbiamo rilevato quattro casi sospetti di covid-19, un sospetto caso di tubercolosi e tre cardiopatici. Le persone però continuano a star male per lo più per i dolori legati alla fatica del lavoro».

    «Per quanto riguarda il virus – continua Lucia Raho – il vero rischio al momento sono le condizioni igienico-sanitarie scadenti di alcuni insediamenti: in molti casi manca anche solo l’acqua corrente per lavarsi le mani. Però qualcosa si sta muovendo in questi giorni: si sta lavorando per organizzare una raccolta rifiuti e per portare acqua e cibo in molti insediamenti, in modo da evitare anche che gli abitanti siano costretti a spostarsi per cercarli, aumentando i rischi di contagio. Se ci fosse anche solo un caso positivo, sarebbe davvero difficile limitare la diffusione del virus, essendo impossibile un adeguato distanziamento sociale tra le persone».

    Nell’emergenza sanitaria che tutti ci troviamo a vivere in Italia e in Puglia, dal foggiano arrivano anche segnali positivi, come racconta Lucia Raho:

    «Dentro gli insediamenti mi aspettavo di trovare molta tensione, per il fatto che i migranti non possono muoversi o lavorare, invece la gente continua a fare una vita tranquilla. Le condizioni di partenza sono così povere che non è cambiato molto: c’è consapevolezza, ansia, ma anche richiesta di supporto e fiducia. Fuori dai “ghetti”, invece, mi pare che i toni si siano molto abbassati, anche nei confronti delle persone che ci vivono dentro. Questa emergenza è molto più orizzontale, fa sentire tutti più fragili, più simili e più vicini. Mi pare che “l’altro”, almeno per ora, non sia più un nemico».