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L’orgoglio di assicurare un finale diverso

Ha trascorso gli ultimi 4 anni in Sierra Leone. Un’esperienza professionale lunga, sfidante, intensa. Per offrire un’altra possibilità a mamme e bambini. Steven Ngoma, medico congolese, racconta la sua missione.

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    «Voglio ricordare la storia di una mamma, con due finali diversi. Memunatu è una donna di 26 anni alla sua seconda gravidanza che vive a Bonthe, un villaggio remoto della Sierra Leone. Con il marito, era molto spaventata perché due anni fa, alla prima gravidanza, era entrata in travaglio a casa e quando era arrivata all’ospedale per partorire il medico non c’era. Pertanto, prima era stata mandata all’ospedale UBC di Muttru, a un’ora e mezza di distanza in barca e in auto. Poi, a causa della mancanza di una risorsa dedicata, è stata indirizzata all’ospedale di Serabo, a un’altra ora di auto. Ma arrivati lì, era troppo tardi e i gemelli che aspettava sono morti, durante il parto cesareo. Quando l’ho incontrata ho visto la paura di quella donna e di suo marito, quasi la loro rassegnazione che avrebbero perso anche il loro prossimo bambino.

    Vedendo che, anche questa volta, c’era qualcosa che non andava, il marito ha chiamato d’urgenza l’operatore della Croce Rossa, dicendo che la moglie stava per partorire e aveva bisogno di aiuto. L’operatore della Croce Rossa mi ha chiamato sulla linea privata perché il marito non riusciva a raggiungere direttamente l’ospedale e, alla fine, ce l’abbiamo fatta a mandare una barca a prenderla. È arrivata in ospedale dopo tre ore di viaggio, avevamo già preparato la sala operatoria e trenta minuti dopo mamma e bambino stavano bene! È proprio per questo che l’esito di questa storia significa molto per me. È un’espressione dell’impegno del Cuamm sul campo e porta un messaggio di speranza. Non possiamo salvare tutti, ma anche uno solo fa la differenza».

    Persone e competenze

    «Ripercorro la mia esperienza. Ho iniziato a lavorare a Bonthe come medico, occupandomi, in particolare, di salute materno-infantile; poi, mi sono spostato a Pujehun e Freetown, dove ho ricoperto un ruolo più avanzato con maggiori responsabilità. Sono cresciuto e ho imparato davvero molto. Per questo ci tengo a ringraziare il Cuamm che ha sempre creduto in me, investendo nella mia formazione. Ogni volta che mi trovavo di fronte ad una situazione complessa o avevo dubbi su come gestirla, potevo contare sul supporto del dottor Enzo Pisani, che si trovava a Freetown.

    Sono diventato un EmONC Advisor, un consulente per le cure ostetriche e neonatali d’emergenza, e ho formato 37 tutor clinici in tutto il Paese che ora stanno coordinando 292 operatori sanitari nei 16 distretti della Sierra Leone sulle sette “funzioni segnale”: sette servizi ostetrici chiave secondo gli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità, identificati come critici per l’assistenza ostetrica e neonatale di base. È stato un percorso di sviluppo e rafforzamento delle competenze e ne sono orgoglioso.

    La Sierra Leone continua ad essere uno dei Paesi al mondo in cui è più rischioso far nascere un bambino, in particolare in alcuni distretti come Bonthe, un’isola remota nel Sud. È raggiungibile in barca e durante la stagione delle piogge è completamente sommersa da acqua e fango. Pertanto, l’accesso ai servizi sanitari in quest’area, soprattutto ai parti assistiti, è molto complesso a causa della sua posizione geografica e delle caratteristiche del contesto. Anche la vita personale non è facile lì: eravamo gli unici espatriati e mia moglie era l’unica con la pelle bianca, oltre al fatto che non parlavamo nessuna delle lingue locali.

    A Pujehun l’accessibilità ai servizi è più “facile”, ma il tasso di mortalità materna rimane comunque molto elevato. Diversi fattori lo determinano: in primo luogo, la mancanza di risorse umane qualificate e le poche che ci sono vivono nelle città più grandi. Tanti operatori sanitari sono volontari, il che significa che non ricevono uno stipendio, o almeno non regolarmente, e questo mina fortemente la loro motivazione e il loro impegno nel lavoro. Inoltre, soprattutto per motivi culturali, la gente dei villaggi tende ad affidarsi ai guaritori tradizionali».

    È questo il senso dell’impegno del Cuamm per offrire un’altra possibilità a mamme e bambini.

    © Fotografie di Valeria Scrilatti

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