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Dalla Tanzania un’accorata richiesta di aiuto

In questi giorni riflettevo su quanto un gesto semplice e piccolo possa avere un significato enorme e dirompente. Da due settimane sono rientrato dal Sud Sudan dove, come vi anticipavo, la situazione rimane difficile e complicata.

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    Carissimi,

    per molti di noi questi sono giorni di vacanze e di riposo. Dopo un anno difficile e pesante è giusto “alleggerire” un po’ le nostre quotidianità, trascorrendo momenti il più possibile sereni accanto a chi amiamo. Dall’Africa, nel frattempo, arrivano notizie preoccupanti, che impegnano la mente e il cuore e che sento il bisogno di condividere con voi. Un’accorata richiesta di aiuto ci arriva in particolare dalla Tanzania dove il Covid-19 sta colpendo duramente il paese che fino a pochi mesi fa negava l’esistenza della pandemia lasciando circolare indisturbato il virus. Nella settimana a cavallo tra luglio e agosto, solo nell’ospedale di Tosamaganga, dove operiamo, ci sono stati 51 casi sospetti di Covid, 24 decessi tra cui 2 donne in gravidanza. E sono numeri ampiamenti sottostimati, perché i tamponi sono pochissimi, la gente ha paura di andare in ospedale e il contagio si diffonde silenzioso, sotto-traccia. In tanti muoiono a casa, senza che ne conosciamo le cause. L’ossigeno scarseggia e a tratti manca del tutto. La situazione si sta aggravando pesantemente in tutto il paese. A Iringa, nell’ospedale regionale, è stato aggiunto un nuovo reparto Covid ai due già predisposti, per un totale di 120 letti. 60 sono i casi confermati ricoverati. A Shinyanga si conta una media di 30 malati di Covid al giorno, con 2/3 decessi sospetti. Da alcune aree non riusciamo nemmeno ad avere informazioni: mancano un sistema di raccolta dati, di monitoraggio e di tracciamento; mancano anche le informazioni e le notizie corrette.

    Nel frattempo, con il cambio di rotta della nuova presidente Samia Suluhu Hassan, la campagna di vaccinazione è cominciata, il paese si è dotato di un piano nazionale e anche Tosamaganga è uno dei centri predisposti per la somministrazione dei vaccini. Si comincia dagli operatori sanitari, dagli over 50 e da chi ha patologie pregresse. Nei giorni scorsi anche la presidente si è vaccinata in diretta tv, davanti a tutta la Nazione. Come Cuamm faremo la nostra parte per supportare il sistema locale e far arrivare il vaccino fino all’ultimo miglio, anche se i numeri ci dicono che la strada è ancora tanto in salita. Dal Covax sono arrivate 1 milione di dosi di vaccino: troppo poche per una popolazione di 58 milioni di abitanti.

    In attesa che la campagna di vaccinazione prenda piede, purtroppo sta succedendo quello che più temevamo, con richieste pressanti da parte delle autorità sanitarie locali per la fornitura di  materiale di protezione e di bombole di ossigeno. Di fronte a questi appelli, nei giorni scorsi abbiamo risposto immediatamente mobilizzando un primo fondo di emergenza di 30.000 euro inviato al nostro ufficio di Coordinamento di Dar es Salaam per i primi acquisti più urgenti. Ma i bisogni sono enormi e speriamo, quindi, di poter inviare altri aiuti nelle settimane a venire.

    Grazie di aver dedicato un po’ del vostro tempo di agosto a leggere questo mio aggiornamento e grazie di sostenerci, come potrete, perché ne usciremo davvero, solo tutti insieme.

    d. Dante

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    Prime vaccinazioni a Tosamaganga e Shinyanga

    Prime vaccinazioni a Tosamaganga e Shinyanga

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