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ESSERE ACCANTO ANCHE AI BIMBI CON DISABILITA’

In un contesto in cui la disabilità è ancora considerata uno stigma, suor Gwladys gestisce un centro per la cura dei bimbi con gravi disturbi psicomotori e cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste patologie.

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    In Africa, la disabilità costringe migliaia di bambini a vivere in condizioni di marginalità sociale. Essere un bambino disabile significa, nella maggior parte dei casi, non avere la possibilità di accedere ai servizi medici ed essere condannati a un futuro di stenti e abbandono poiché la loro condizione è ancora considerata uno stigma per la famiglia e il l’intero villaggio. È in questo contesto che il CUAMM, durante una missione di assistenza tecnica in Costa d’Avorio, ha incontrato suor Gwladys, che dal 2015 gestisce il Centro di riabilitazione di Madre Teresa Verzeri. Il suo centro è attualmente l’unico punto di riferimento nella Costa d’Avorio orientale per la riabilitazione e il trattamento di bambini con gravi disturbi psicomotori.

     “Una delle sfide principali è il forte stigma che ancora permane nei confronti della disabilità e dei disturbi psicomotori. Queste condizioni sono viste come un grave problema da parte delle intere comunità, per cui i bambini vengono spesso condannati a morte e le stesse madri vengono emarginate dalle famiglie. Per dissuadere da queste credenze cerco ogni giorno sensibilizzare le comunità, andando periodicamente nei villaggi, nelle chiese e nelle moschee e parlando nelle radio locali, diffondendo il mio numero di cellulare in modo che chi ha bisogno possa in qualche modo contattarmi”.

    – Suor Gwladys – Figlie del Sacro Cuore di Gesù

    Il centro di salute Madre Teresa Verzeri è attrezzato con macchinari per la riabilitazione dei piccoli pazienti, come cyclette, stampelle, parallele, sedie a rotelle, tutori ed elettrodi miorilassanti, in gran parte donati da privati.

    La seconda grande sfida da affrontare è sicuramente la mancanza di personale. Attualmente siamo solo in due a gestire il centro: io – in qualità di fisioterapista –  e un assistente. La situazione è tragica: nel vicino ospedale manca un chirurgo ortopedico qualificato che possa effettuare interventi correttivi per i bambini che ne hanno bisogno. Al centro noi offriamo servizi di riabilitazione, ma molti dei nostri piccoli pazienti hanno bisogno di un intervento chirurgico“.

    Il centro gestito da Suor Gwaldys lavora principalmente su base ambulatoriale, con appuntamenti settimanali presi direttamente con il paziente. In caso di contesti socio-culturali e familiari difficili o di pazienti che provengono da villaggi lontani, la struttura offre anche delle stanze dove poterli ospitare temporaneamente. Gli adulti possono usufruire di una stanza per un massimo di 3 mesi, mentre i bambini con le loro madri fino ad un massimo di 6 mesi. Il centro cerca di mantenere i costi di riabilitazione molto bassi (necessari per mantenere la struttura attiva) per consentire a quanti più bambini possibile l’accesso alle cure. In alcuni casi vengono accettati anche pagamenti alternativi, come ad esempio le offerte di cibo o i lavori di manutenzione della struttura, per venire incontro alla situazione economica spesso molto fragile delle famiglie.

    “A volte ci capita di ospitare nel centro bambini o madri abbandonate, ma non abbiamo spazi di accoglienza adeguati, non ci sono zanzariere e lenzuola per tutti e spesso non abbiamo cibo e acqua a sufficienza. Le nostre risorse sono molto limitate ma facciamo comunque del nostro meglio per aiutare questi bambini, sperando anche di mostrare alle loro madri e alle loro famiglie che la situazione può migliorare e che è possibile trovare un modo per far fronte simili condizioni.”

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