Medici con l'Africa Cuamm

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Crescere insieme agli studenti

Il racconto di Francesco e Federica da Beira, in Mozambico, dove la formazione è una sfida condivisa e un laboratorio di futuro

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    In una delle città più giovani e dinamiche del Mozambico, Beira, l’Università Cattolica (UCM) è molto più che un luogo di formazione: è un laboratorio di idee, scambio e crescita, che guarda al futuro della salute con coraggio e concretezza. Qui, tra aule affollate e i quartieri da cui provengono molti studenti, prende forma ogni giorno una nuova generazione di medici e infermieri, affiancata dal lavoro di Medici con l’Africa Cuamm. Ce lo raccontano Francesco Segala, medico di Torino e Federica Penco, infermiera di Genova, che rispettivamente da novembre e da aprile lavorano al fianco dell’università grazie a un progetto sostenuto dal Cuamm.

    «È un’esperienza formativa anche per me, nonostante sia qui per formare – racconta Francesco. – Il nostro ufficio è dentro l’università, viviamo dall’interno le dinamiche di una realtà d’eccellenza, che è punto di riferimento per tante università cattoliche dell’Africa e del mondo lusofono».

    Il metodo didattico adottato dall’UCM è innovativo: si basa sul chiamato based learning, in cui gli studenti sono al centro del processo educativo, accompagnati in piccoli gruppi da tutor che li seguono passo dopo passo. Federica, che per la prima volta lavora in ambito universitario, ha trovato un’accoglienza calorosa:

    «Mi hanno coinvolta fin da subito, sia i colleghi che gli studenti. Nonostante il mio portoghese imperfetto, mi correggono, mi aiutano, mi ascoltano. E mi chiedono di contribuire con la mia esperienza».

    Uno degli aspetti più innovativi dell’UCM è il programma di Saúde Familiar, attivo da oltre vent’anni: ogni studente, fin dal primo anno, è assegnato a cinque o sei famiglie che vivono nel barrio di Cipangara, proprio davanti all’università. Sono comunità spesso prive di elettricità o acqua corrente, esposte a malattie infettive e a gravi vulnerabilità sanitarie. Per quattro anni, gli studenti seguono questi nuclei familiari, li visitano, rilevano i problemi di salute e li accompagnano – se necessario – ai centri sanitari.

    «È un messaggio molto potente, mandare gli studenti nei quartieri più svantaggiati a bussare alla porta e chiedere “come stai, che problema c’è qui, come stanno i tuoi figli?” – spiega Francesco. – Non l’ho mai visto fare in un’università occidentale. È una lezione di medicina e di umanità insieme».

    Da settembre, grazie al supporto di Cuamm, il progetto si arricchirà con una nuova attività di ricerca: una coorte prospettica per monitorare alcune delle principali malattie infettive legate alla povertà – HIV, malaria, tubercolosi, schistosomiasi, elmintiasi – per avere una fotografia aggiornata e disegnare interventi futuri mirati. Ma il cambiamento è già in corso.

    «Partecipare alla rivoluzione infermieristica che sta attraversando il Mozambico è una sfida bella e necessaria – confida Federica. – L’UCM ha formato i primi infermieri laureati solo nel 2009, ma oggi la professione sta conquistando riconoscimento e autonomia. Qui si sta costruendo una nuova generazione di professionisti della cura. E dà fiducia sul fatto che, a piccoli passi, qualcosa cambi davvero».

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