Le lucciole e la grande lanterna A colloquio con Veronica Truttero
Conosciamo più da vicino Veronica Truttero, illustratrice padovana, che ha dato forma alla favola “Le lucciole e la grande lanterna” di Medici con l’Africa Cuamm, una storia per illuminare una giornata speciale, quella della Festa della Mamma.
Veronica Truttero, illustratrice padovana, ha dato forma alla favola “Le lucciole e la grande lanterna” di Medici con l’Africa Cuamm, una storia per illuminare una giornata speciale, quella della Festa della Mamma. Un modo per ricordare tutte le mamme, che in ogni angolo di mondo, si prendono cura dei propri bambini e della propria famiglia. Veronica, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, pubblica diversi libri illustrati con le case editrici Camelozampa e Sinnos e insieme a due colleghe, ha aperto a Ravenna una libreria indipendente per ragazzi, Momo, nella quale tiene laboratori di disegno e pittura.
Veronica, quali strade ti hanno portato fino in Africa, per così dire?
Sono nata a Padova ma ora vivo a Ravenna, una piccola città vicina al mar adriatico. Mi piace vivere qui, appena fuori città, ci sono delle bellissime pinete per andare in bicicletta. Il mare è così vicino da poterci andare tutti i giorni e in primavera ed estate mi piace passare i pomeriggi in spiaggia a disegnare i bambini che giocano con le onde, le persone che prendono il sole o giocano a racchettoni. Oltre a disegnare, lavoro in una piccola libreria specializzata in libri per bambini e ragazzi, per cui non mi manca mai un libro da leggere, che è un’altra mia passione.
Come è nata la tua passione per il disegno?
Come dicono spesso molti disegnatori, anche per me la passione è nata quand’ero bambina. Mio papà era scultore e mia mamma pittrice, per cui in casa non mi mancavano i materiali per disegnare, erano sempre a disposizione barattoli pieni di matite, fogli di ogni genere e moltissimi libri d’arte. Ricordo in particolare che mi piaceva sfogliare in continuazione un grande libro sui Macchiaioli, e un altro su un pittore svedese, Carl Larsson, che dipingeva molto con gli acquerelli, tecnica che mi piace moltissimo.
Per realizzare le tue opere preferisci una tecnica in particolare?
Gli acquerelli sono una mia passione, ma mi piace mescolarli con i pastelli. Utilizzo tecniche diverse a seconda del lavoro che devo affrontare. Quando mi viene affidata una storia, la leggo diverse volte e cerco di immaginarmi l’atmosfera che traspare dal testo. A seconda di quello che immagino, decido di utilizzare una tecnica piuttosto che un’altra. Oltre agli acquerelli e ai pastelli uso anche la penna a inchiostro o la grafite mescolata alla pittura digitale. Mescolare tra loro le tecniche è sempre molto interessante.
Tra poco è la Festa della Mamma, qual è il tuo augurio per tutte le mamme del mondo?
Auguro buona Festa della Mamma a tutte le mamme del mondo, sarebbe bello che potessero avere, anche in Africa, sempre a portata di mano una scatola di matite per poter disegnare e sognare insieme ai loro bambini.
Con questa favola, hai compiuto un viaggio in Africa, hai mai pensato di andarci?
Si, mi piacerebbe molto andarci. Quando frequentavo le scuole medie ero amica di penna di una ragazza che viveva in Kenya,si chiamava come me, Veronica, e mi sarebbe piaciuto molto andarla a trovare. Dopo aver cambiato scuola, sia io che lei, purtroppo abbiamo perso i contatti, ma il desiderio di vedere il suo paese, e di conoscerla prima o poi, è rimasto.
Ti è piaciuto lavorare a questo progetto di Medici con l’Africa Cuamm?
Fare illustrazione mi piace perché ogni progetto permette di scoprire qualcosa di nuovo, ed è stato così anche per questo. Conoscevo Medici con l’Africa Cuamm solo di nome, ma grazie a questa storia illustrata ho potuto approfondire e scoprire il loro operato. Questa è la prima cosa bella, la seconda è stata scoprire, anche se da lontano, un mondo molto diverso da quello in cui vivo. I villaggi, le comunità, le strade di terra rossa… sono rimasta molto affascinata dai paesaggi di questo continente. E ovviamente, è bello aver disegnato per poter rendere visibile le cure “preziose” che i medici del Cuamm portano in Africa.