Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
DONA ORA Il tuo aiuto può fare la differenza

Se l’Africa fosse un colore sarebbe il giallo

A dare un volto a Momo, il protagonista della favola ideata per la Festa della Mamma, è una mamma creativa e un po’ speciale: Shirin Amini, che con il Cuamm ha percorso un pezzo importante di strada e di vita.

Condividi con i tuoi amici:

    A dare un volto a Momo, il protagonista della favola ideata per la Festa della Mamma, è una mamma creativa e un po’ speciale: Shirin Amini, che con il Cuamm ha percorso un pezzo importante di strada e di vita. Shirin ha partecipato a questo progetto, con il figlio Kim e a Niccolò Fabi, insieme hanno raccontato il viaggio di Momo, attraverso immagini e parole, un modo, tra i tanti, per far comprendere le distanze e le difficoltà per portare cure e assistenza sanitaria in Africa. Shirin conosce il nostro lavoro sul campo e si è fatta portavoce, anche attraverso questa storia immaginaria, dei bisogni dell’Africa. Conosciamo più da vicino come sono nate le immagini che ci accompagnano nella favola “Il viaggio di Momo”…

     

    Attraverso le tue immagini abbiamo dato un volto a Momo e abbiamo visto il suo viaggio prendere forma. Di tutte le tappe, quale ti è piaciuta di più rappresentare? E quale è piaciuta di più a Kim?
    «Sai che non lo so? Ho iniziato a disegnare le tavole in maniera casuale; ce n’erano alcune che avevo in mente molto più di altre che poi chiaramente sono cambiate nell’esecuzione, l’unica che è rimasta proprio come la immaginavo è la copertina. Kim ama molto quella in cui i bimbi giocano con le pozzanghere e le mamme passeggiano ai lati delle strade, forse perché la trova simile a come l’aveva immaginata lui scrivendola».

     

    Raccontaci qualcosa di te, come è nata la tua passione per il disegno?
    «È il luogo in cui non mi sento mai sola. Credo che sia nato per questo.  Spesso dico a Kim che quando inizio a disegnare ho un’idea precisa e che quando finisco vengo sempre sorpresa e portata altrove. Mi piace farmi portare dal flusso, vorrei essere come l’acqua, forte, costante, in movimento e adattabile».

     

    L’arte è una forma speciale di comunicazione. Tra poco è la Festa della Mamma, qual è il messaggio che rivolgeresti alle mamme di tutto il mondo?
    «Che responsabilità essere mamma, ma soprattutto essere messaggera per il mondo!! Io credo fortemente che l’unico vero suggerimento da dare a una mamma sia cercare di fare un po’ di silenzio e ascoltare se stessa. Nessuno sa meglio di lei cosa sia giusto fare, anche perché banalmente è diverso per ognuno di noi. A me fa stare bene guardare mio figlio finché non riesco a vederlo. E quando succede di solito piangiamo o ridiamo, e ci abbracciamo».

     

    Parliamo di Africa. Nel tuo viaggio con il Cuamm, che Africa hai incontrato? Più lontana o più vicina all’idea che avevi prima di partire?
    «Il Cuamm è sorprendente. Ho capito questo dal mio primo viaggio. Ormai è passato un po’ di tempo e non mi ricordo quale era la mia idea di Africa prima, ma senza dubbio ormai per me l’Africa sono loro. In quel paese ho imparato a dare un senso a ciò che per gli occhi non ne ha e ad accettare l’inaccettabile».

     

    Qual è il “colore” dell’Africa che ti sei portata a casa?
    «Se il colore avesse un odore, sarebbe indubbiamente quello. L’Africa è il ritmo del sole e il mal d’Africa è il brusco rientro ad una quotidianità in cui siamo cresciuti e quindi a cui ci siamo di conseguenza abituati, ma che non segue il ritmo della natura. Il padrone del ritmo in quel paese magico è il sole. È il padre, la madre e i suoi figli. Senza dubbio il giallo!».

     

     

    Scarica la favola