Medici con l'Africa Cuamm

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PRESENTATO IL BILANCIO SOCIALE 2022

2.346.915 pazienti assistiti, 1.120.664 visite di bambini sotto i 5 anni, 410.277 visite pre-natali, 214.970 parti assistiti, 18.902 pazienti in terapia antiretrovirale, 11.137 trasporti per emergenze ostetriche, 4.086 bambini malnutriti trattati, 3.406 operatori sanitari formati.Un anno di impegno costante e ostinato per la cura e la salute in Africa.

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    Padova, 27 giugno 2023 – Presentato oggi a Padova, il bilancio sociale di Medici con l’Africa Cuamm. Un anno intenso di impegno, aiuto, cure e professionalità donati all’Africa.

    Tre le sottolineature principali: il tema dei migranti e degli sfollati interni all’Africa; la formazione delle risorse umane locali come una risposta e alternativa alla fuga; la nuova grande mobilitazione che da qui fino al 4 novembre, giorno dell’Annual meeting 2023 che si terrà a Milano, vuole coinvolgere e sensibilizzare più persone possibili in Italia con un nuovo importante obiettivo, quello di passare da 3.000 a 10.000 operatori sanitari formati in Africa.

    «Il fenomeno dell’immigrazione è un fenomeno globale che riguarda tutti i paesi, con scenari che cambiano continuamente, ma di certo i paesi più interessati sono quelli africani, non solo come terre da cui la gente parte ma soprattutto come terre in cui la gente arriva. L’80% delle migrazioni avviene, infatti, all’interno dell’Africa – ha detto Chiara Scanagatta, Program Manager Cuamm per Sud Sudan e Centrafrica –. Tra i paesi in cui opera il Cuamm, sono 4 quelli in cui questo fenomeno è più significativo: Etiopia, Mozambico, Sud Sudan e Uganda. Mentre l’Uganda è un paese che accoglie, il Sud Sudan si trova in una situazione fragilissima. Ha 12 milioni di abitanti e 4 milioni di sfollati. Se non sei sfollato oggi, potresti esserlo domani a causa di carestie, fame, guerra. E adesso si assiste anche all’arrivo di profughi dal vicino Sudan, dove la guerra continua da due mesi, senza che nessuno ne parli più».

    Molti i fronti di impegno e lavoro del Cuamm: dalla cura di mamme e bambini, con l’assistenza al parto e la cura del neonato, all’assistenza a bambini malnutriti, a malati di Hiv/Aids, di Tb e Malaria; dalle vaccinazioni alle malattie croniche: un lavoro quotidiano a tutti i livelli del sistema sanitario. Tassello indispensabile: la formazione.

    «Investire in formazione in Africa è fondamentale per tre motivi: per la scarsità di risorse umane qualificate; per rafforzare i sistemi sanitari locali e infine per dare una prospettiva di futuro ai giovani – ha spiegato Giovanni Putoto, Responsabile Programmazione e Ricerca operativa Cuamm –. Nell’ambito della formazione il Cuamm lavora a due livelli: la formazione on the job, continua, sul campo, ovvero la formazione che si fa sui problemi concreti, tecnici, clinici, ma si fa anche sui problemi organizzativi, per esempio, come si gestisce un reparto o un’attività sanitaria nel territorio. Lo scorso anno il Cuamm ha formato 3.000 persone. Poi c’è la formazione istituzionale nelle scuole per infermieri, ostetriche e nelle università. Oggi siamo impegnati in 3 scuole (Wolisso, in Etiopia, Rumbek in Sud Sudan e Matany in Uganda) e nella Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Mozambico a Beira. Inoltre, in collaborazione con l’Università di Padova, con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca italiano abbiamo dato il via a un Master di secondo livello per Emergenze pediatriche a Maputo, coinvolgendo due università locali (Eduardo Mondlane di Maputo e Università Cattolica di Beira). Non dimentichiamo, infine, gli specializzandi italiani che da 20 anni possono andare in Africa a fare un tirocinio».

    Con l’occasione, Medici con l’Africa Cuamm ha presentato anche a Padova, dopo il via ufficiale lanciato a Milano, un nuovo e grande impegno: una mobilitazione per mettere al centro l’Africa e i suoi bisogni, in particolare la formazione dei giovani africani.

    A concludere la conferenza, infine, don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm che ha affermato: «La parola che mi sento di dire è grazie. Ve lo dico, perché l’Africa, con la crisi internazionale che c’è stata, nell’ultimo anno e mezzo, è completamente scomparsa, non ne parla più nessuno. Ecco perché abbiamo lanciato questo appello “Quello che non si vede”. Quello che non si vede sono quei 5 milioni di persone che in Etiopia scappano, su 120 milioni di abitanti; 4 milioni su 12 in Sud Sudan; 6/700 mila in Mozambico, tutto questo non lo racconta nessuno. Quindi, grazie a chi dà voce a quest’Africa che c’è, che soffre, che fa fatica. Noi cerchiamo, con umiltà e tenacia, di far la nostra parte, di dare alternative soprattutto ai giovani africani. Se l’anno scorso abbiamo formato 3.000 persone, l’obiettivo che ci siamo posti, per il 2023, è triplicare i giovani formati. Ci servono 500€ per formare un infermiere e 3.000€ per formare un medico. Questo è l’appello che stiamo lanciando».

    Continua quindi il viaggio che vedrà coinvolti, da qui fino al 4 novembre, in oltre 200 appuntamenti e momenti di sensibilizzazione, tantissimi amici, sostenitori e compagni di viaggio in tutta l’Italia, in un unico movimento che vuole diventare un impegno concreto proprio per i giovani africani, per dare loro le opportunità di formazione che tanto chiedono, investendo e costruendo per loro strade di futuro, alternative a quelle della fuga.