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Piano Mattei per l’Africa al servizio di mamme e bambini

Il 22 settembre, alla Centrale Nuvola Lavazza di Torino, un’occasione per riflettere sul nuovo cammino comune iniziato grazie ai progetti del Piano Mattei

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    Non solo geopolitica e strategie di sviluppo: parlare di Africa, significa anche e soprattutto parlare della vita delle persone. Ogni anno, nel mondo, 280.000 donne muoiono di parto, di cui la maggior parte nel continente africano, una cifra che racconta meglio di qualsiasi piano internazionale l’urgenza di investire in salute. È partendo da questa consapevolezza che il 22 settembre, alla Centrale Nuvola Lavazza di Torino, come Medici con l’Africa Cuamm in collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo abbiamo promosso l’incontro “Piano Mattei per l’Africa: a servizio di mamme e bambini”, con la partecipazione di istituzioni, università e fondazioni.

    A portare i saluti iniziali è stata Michela Favaro, vice-sindaca di Torino:

    «Torino, città da sempre attenta al sociale e impegnata nel mondo della cooperazione internazionale, riconosce e sostiene l’impegno profuso da dottori e dottoresse di Ong come Medici con l’Africa Cuamm. L’accesso alle cure sanitarie è un diritto fondamentale che, grazie all’impegno di Cuamm cessa di essere un diritto astratto e si concretizza in un’assistenza preziosa, tangibile, spesso offerta in territori complessi».

    Il tema della cooperazione come impegno condiviso dalle istituzioni e dal territorio è stato ripreso da Maurizio Marrone, assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte.

    Marrone ha definito il Piano Mattei «un’opportunità mai vista in precedenza», per il modo in cui permette di «unire e coordinare l’impegno delle istituzioni con quello che grandissime organizzazioni della società civile come la vostra realizzano», a partire dal territorio e dalle realtà locali.

    Se il Piano Mattei, lanciato dal Governo italiano, vuole essere qualcosa di più di un annuncio politico, è perché si innesta su esperienze già consolidate, in continuo dialogo con le realtà sul campo, alle quali, va sottolineato, non ci si vuole sostituire. Lo ha ricordato don Dante Carraro, direttore del Cuamm:

    «Il nostro mandato è formare personale locale e rafforzare i sistemi sanitari. È lì che si gioca la sfida della mortalità materna e infantile. Non si tratta di fare al posto loro, ma di costruire insieme».

    In Costa d’Avorio, ad esempio, all’interno della cornice del Piano Mattei, è già in corso un progetto di potenziamento dell’ospedale di Abobo Nord, nella periferia di Abidjan: una maternità che registra ogni anno oltre 8.000 parti, ma con spazi e risorse insufficienti. Il Piano prevede l’ampliamento della struttura, la creazione di una neonatologia, di una banca del sangue e di un sistema di ossigeno funzionante, oltre a un programma di formazione per il personale sanitario locale.

    «Le grandi crisi mondiali che stiamo vivendo rischiano di distrarre la nostra attenzione dall’Africa, un grande pregio del Piano Mattei è di averla messa in agenda come prioritaria – ha osservato il Consigliere Lorenzo Ortona, Coordinatore Vicario alla Struttura di Missione per il Piano Mattei – e se oggi possiamo muoverci con rapidità è grazie al lavoro fatto da realtà come il Cuamm in questi decenni, che hanno offerto all’Italia un biglietto da visita credibile».

    La stessa convinzione è stata ribadita dai partner storici. Marco Gilli, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, ha ricordato i 15 anni di sostegno al Cuamm su progetti per mamme e bambini:

    «Non interventi puntuali, ma iniziative strutturate, che puntano alla crescita dei territori e alla formazione. È questo il motivo per cui continuiamo a esserci».

    Prezioso, sotto questo punto di vista, anche lo sguardo di Mario Cerutti, Segretario generale Fondazione Lavazza:

    «Il Piano Mattei offre un approccio di sistema in cui istituzioni, università, fondazioni e aziende lavorano insieme. Questo è innovativo, ed è un grande opportunità per noi.

    Per continuare a camminare in questa direzione, è vitale il contributo delle università torinesi.

    Egidio Dansero, vice-rettore dell’Università di Torino, ha sottolineato come il Piano rappresenti «un cambiamento di passo, che richiede di imparare dagli errori del passato e di valorizzare le tante Afriche». A lui si è unito il rettore del Politecnico, Stefano Paolo Corgnati, che ha evidenziato l’impegno dell’ateneo nel trasformare le passioni individuali dei docenti in un impegno istituzionale riconosciuto e sostenuto.

    È il caso del Piano Mattei, che se accompagnato da un lavoro in sinergia tra istituzioni, fondazioni, università e società civile, può tradursi in interventi concreti a servizio delle persone. Una volontà che abbiamo voluto ribadire con l’organizzazione di questo evento. Perché, come ha ricordato don Dante: «la morte di una mamma per parto non è una malattia: è una tragedia che possiamo e dobbiamo evitare». E occasioni come quella di ieri sono preziose per tessere insieme le reti del futuro che vogliamo costruire insieme.

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