Una salute senza confini
I Felata, pastori nomadi, si spostano stagionalmente con il loro bestiame, arrivando anche nel campo rifugiati di Nguenyyiel, a Gambella in Etiopia. Qui, vengono accolti da Cuamm e ricevono un’adeguata assistenza sanitaria.

“La nostra presenza nel campo rifugiati di Nguenyyiel è di lunga data. Assistiamo alla vita quotidiana delle persone, in prevalenza originarie del Sud Sudan, fornendo loro servizi sanitari essenziali. Da qualche tempo però ad accedere ai servizi ci sono anche i Felata, pastori nomadi originari dell’Africa Occidentale che si spostano stagionalmente passando per questo campo”, racconta Daniel Frehun, capo area Cuamm nella regione di Gambella, in Etiopia.
Secondo gli ultimi dati Unhcr di maggio 2025, la sola regione di Gambella ospita più di 395,000 rifugiati in sette campi, in particolare provenienti dal Sud Sudan. Dal 2018, Medici con l’Africa Cuamm è presente nella regione, fornendo servizi di prevenzione e cura per la popolazione di rifugiati e per le comunità ospitanti. Interviene anche nel campo di Nguenyyiel, uno dei più grandi dell’area, supportando due health post nella Zona A e D del campo. Le attività si inseriscono all’interno del progetto di “Risposta di emergenza alla crisi sud-sudanese attraverso un approccio integrato e inclusivo in ambito salute, nutrizione e protezione, per il rafforzamento della resilienza dei rifugiati sud sudanesi e delle comunità ospitanti nella regione di Gambella, in Etiopia”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e realizzato insieme a Plan International Etiopia e Plan Italia.
“Il mio primo incontro con i Felata risale al 2021, durante un’attività di sensibilizzazione nella Zona D, come operatore nel campo. Ogni anno, mentre si spostano con il loro bestiame in cerca di pascoli più verdi, i pastori Felata arrivano alla periferia del campo e si stanziano per 3-5 mesi. Nonostante non siano essi stessi dei rifugiati, vengono accolti e se necessitano di assistenza e cure, possono accedere alle strutture sanitarie supportate da Cuamm”, aggiunge Daniel.
“Non ci chiediamo da dove provengono, per noi non è importante, ma chiediamo solo come possiamo essere d’aiuto!”, afferma Tadese Kebede, responsabile dell’équipe clinica nella Zona A del campo. “Solo negli ultimi quattro mesi, 495 membri della comunità Felata hanno ricevuto cure mediche presso i posti di salute supportati da Cuamm nelle Zone A e D di Ngunyyiel. Mediamente, in un anno, sono più di 1000 ad accedere ai servizi. La salute è un diritto umano fondamentale, non un privilegio legato alla nazionalità o allo status e per noi deve essere equa e inclusiva”, ha concluso.
Il Cuamm è diventato perciò un punto di riferimento fondamentale per i Felata, permettendogli di avere accesso ai servizi di salute, considerata la difficoltà di trovare delle strutture di assistenza sanitaria di qualità durante i loro continui spostamenti. Anche la relazione socio-economica che si è instaurata tra loro e la comunità dei rifugiati sud-sudanesi nel campo è molto interessante. I residenti del campo prendono il latte dai nomadi, che a loro volta acquistano prodotti di uso quotidiano come farina, sapone e zucchero. È uno scambio reciproco, un’economia informale basata sulla necessità e sulla fiducia. “Nonostante parlino lingue diverse sorprende la facilità con cui entrano in contatto; in qualche modo la comunicazione trova sempre una via attraverso i gesti, favorendo una comprensione e una condivisione che colma i divari linguistici e culturali”, afferma Daniel.
In questo angolo di Etiopia, dove le sfide quotidiane sono molte, Cuamm si impegna a promuovere una salute senza confini, una salute che è cura, dignità, equità e rispetto.