Un voucher per ridurre la mortalità di mamme e bambini
In Uganda Medici con l’Africa Cuamm sta migliorando l’accesso al parto sicuro e assistito per le mamme in gravidanza grazie all’utilizzo di voucher per il trasporto gratuito in ospedale.

«Avevo soltanto 16 anni quando aspettavo il mio primo figlio. Adesso ne ho 22 ed ho avuto tre gravidanze. Due dei miei bambini sono morti per malnutrizione prima di compiere un anno, perché la mia famiglia vive con un reddito giornaliero inferiore ad un dollaro. Ho dato alla luce i miei primi due figli in casa, dopo aver fatto soltanto una visita prenatale e non ricevendo alcuna assistenza dopo il parto. Quando ero incinta del terzo bambino ho potuto usufruire del servizio di trasporto gratuito promosso da Medici con l’Africa Cuamm, che mi ha dato la possibilità di partorire nella struttura sanitaria più vicina, il centro di salute di Ariba. Appena sono entrata in travaglio, ho chiamato la boda boda (ovvero la motocicletta) che mi ha trasportato al centro di salute, dove ho partorito in sicurezza.
Il personale sanitario si è preso cura di noi, sottoponendo il mio bambino alle appropriate vaccinazioni e fornendomi consigli utili su come prendermi cura di lui al meglio una volta rientrati a casa».Juliet Tino, distretto di Oyam, Uganda
Le parole di Juliet testimoniano il ruolo vitale che il sistema di voucher ha per l’intera comunità per garantire un parto sicuro e assistito per la mamma e il suo bambino. Negli ultimi tre anni sono stati utilizzati 4300 voucher per trasporti d’emergenza negli ospedali, un dato che ci fa comprendere l’importanza di questo servizio in un Paese in cui la distanza tra il bisogno e la cura è grande e sono moltissimi i chilometri da percorrere per raggiungere la struttura sanitaria più vicina. In particolare, il distretto di Oyam, situato in una regione rurale nel Nord dell’Uganda, ha uno dei tassi più alti di mortalità materna. Più del 50% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e solo la metà delle donne in gravidanza riceve assistenza qualificata durante il parto, la maggior parte di queste effettua solamente una delle quattro visite di assistenza prenatale raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Una risposta pratica per percorrere le lunghe distanze in Africa sono i boda boda, ovvero vere e proprie motociclette, più agevoli e versatili delle auto, in grado di superare anche le condizioni stradali più avverse. Il proposito del progetto di Medici con l’Africa Cuamm “Prima le Mamme e i Bambini. 1000 di questi giorni” in Oyam, in collaborazione con il team distrettuale di gestione sanitaria, è quello di rafforzare il sistema di riferimento e migliorare l’accesso ai servizi materni e neonatali di qualità.
I voucher per il trasporto gratuito sono un incentivo a rivolgersi alla struttura sanitaria più vicina, invece di partorire in casa senza assistenza. Una mamma e il suo bambino che ritornano a casa in salute rappresentano la prova che il sistema sta iniziando a funzionare e le donne delle comunità, prima molto diffidenti, iniziano ad avere fiducia e usufruiscono maggiormente di questo servizio. «Il sistema di voucher è uno strumento fondamentale – afferma Susan Achan, ostetrica del centro di salute II di Ariba – sta aumentando il numero di parti assistiti e sta dando ai team sanitari del villaggio l’opportunità di condividere messaggi importanti sulla salute alla comunità». Per le stesse ragioni anche l’intervento del Cuamm che mette a disposizione le moto-ambulanza ha avuto un enorme successo in Uganda. Come Juliet Tino, anche Brenda Akot è una delle molte donne che hanno avuto la possibilità di utilizzare gratuitamente il servizio e avere un parto sicuro e assistito in ospedale. Le parole che Brenda rivolge al Cuamm sono d’incoraggiamento per tutti noi.
«Cuamm, hai salvato la mia vita e quella del mio bambino. Ti prego di non interrompere mai il tuo lavoro. Cerca altre madri come me e aiutale sempre, fino al villaggio più sperduto. È questa la ragione per cui esiste il trasporto gratuito. Sappiamo bene che quando una mamma muore, il suo bambino ha meno possibilità di sopravvivere. Sappiamo anche che una donna povera accede in ritardo a servizi sanitari qualificati. Una mamma non dovrebbe mai morire durante il parto, perché non è arrivata in tempo all’ospedale più vicino. Sogno un’Uganda nuova, in cui una mamma non perda più la propria vita, mettendo al mondo il suo bambino».
Brenda Akot