Medici con l'Africa Cuamm

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Un impegno continuo per far crescere fiducia

Nella regione di Gambella, in Etiopia, gli operatori di comunità e Medici con l’Africa Cuamm svolgono un ruolo fondamentale per avvicinare le comunità a tematiche di salute e far crescere in loro la fiducia verso i servizi sanitari.

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    Gambella è una delle regioni più povere dell’Etiopia e presenta fra i peggiori indicatori di salute del paese in ambito materno, infantile e di accesso ai servizi sanitari di base. L’intervento “Maggiore equità e qualità dei servizi sanitari”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e donatori privati e implementato da Medici con l’Africa Cuamm, ha l’obiettivo di migliorare e rafforzare il sistema sanitario della regione, promuovendo servizi materno-infantili, nutrizionali, di prevenzione e controllo dell’HIV/Aids, in accordo con le istituzioni locali: insomma, servizi salvavita.

    Questo intervento è reso possibile soprattutto grazie al ruolo degli operatori di salute comunitaria, una chiave di accesso davvero fondamentale per il lavoro del Cuamm nelle comunità. Ma cosa significa essere operatori comunitari a Gambella?

    «Come operatrici di salute comunitaria ci occupiamo soprattutto di prevenzione – raccontano Marta e Zenebech -. Durante la settimana lavoriamo due giorni al posto di salute dove forniamo cure di base in particolare per bambini e donne, e tre giorni nelle comunità dove facciamo educazione sanitaria casa per casa, in un giorno visitiamo almeno otto case diverse».

    Nei villaggi, nei luoghi dove la comunità si raduna, sono state dipinte alcune pietre, ognuna delle quali rappresenta i temi che gli operatori hanno trattato nei corsi di formazione e che devono affrontare durante gli incontri comunitari: le buone pratiche igieniche, l’uso corretto delle latrine, il family planning, le visite prenatali e molto altro.

    Pietre per sensibilizzazione

    «Il miglioramento più sensibile che abbiamo registrato è quello della diminuzione dei parti non assistiti. Adesso praticamente tutte le donne partoriscono in una struttura sanitaria – continua Marta -. Questo è stato possibile in particolare grazie al supporto ricevuto da Medici con l’Africa Cuamm negli ultimi due anni. Le “cerimonie del caffè”, piccoli momenti di incontro organizzati da noi operatrici assieme alle donne per discutere di salute materno-infantile e per condividere esperienze personali, sono state la vera svolta per il coinvolgimento delle mamme e per un cambio sensibile delle abitudini».

    Anche dalle parole di Tigist, una delle mamme a cui fanno visita le operatrici comunitarie, emerge che è in atto un cambiamento di approccio: «Quando sono iniziate le doglie ho fatto chiamare l’ambulanza, che però era occupata per un’altra emergenza e non poteva venire a prendermi. Così ho preso un taxi e mi sono fatta portare al centro di salute di Abobo per partorire. Due settimane fa è nata la mia quinta figlia. Sì, sono tutte femmine. È la prima figlia che partorisco in un centro di salute, prima ho sempre partorito a casa, ma le operatrici comunitarie di salute, a forza di insistere, mi hanno convinto. Venivano praticamente tutti i giorni a casa mia a ripeterlo! Mi sono trovata bene, se avrò altri figli ci tornerò».

    Si tratta di un lavoro di squadra, l’uno “con” l’altro, un impegno quotidiano per far crescere la fiducia delle persone verso i servizi sanitari.

     

    Grazie a

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