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RISPONDERE ALL’EMERGENZA

Dall’avvio del progetto Nems abbiamo gestito 1.600 chiamate d’emergenza con l’uscita di 30 ambulanze per accorciare la distanza tra il bisogno e la cura.

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    Il sistema di emergenza sta funzionando e le prime ambulanze stanno già correndo per le strade della Sierra Leone, la centrale operativa è strutturata e sono già stati formati 20 operatori che sanno usare il software per la gestione delle chiamate. La formazione a cura di Crimedim, il Centro di Ricerca Interdipartimentale in Medicina di Emergenza dell’Università del Piemonte Orientale, è prevista per un totale di 1.000 operatori tra autisti, paramedici e operatori della centrale operativa, oltre agli addetti al primo filtro telefonico per la valutazione del grado di emergenza e al coordinamento dei mezzi.

    I primi risultati incoraggianti del Nems, il primo servizio nazionale per le emergenze ostetriche e chirurgiche della Sierra Leone:“Abbiamo gestito le prime 1.600 chiamate con l’uscita di 30 ambulanze e l’impiego di 20 operatori formati che rispondono al numero per le emergenze. Ad oggi il servizio copre 5 distretti, entro fine aprile contiamo di servire tutti i 14 distretti del paese con 1.000 operatori e 200 ambulanze”. Questo l’aggiornamento di Riccardo Buson, direttore delle operazioni del Nems, il primo servizio nazionale per le emergenze ostetriche e chirurgiche  della Sierra Leone, un progetto in collaborazione con Regione Veneto e Crimedim, finanziato dalla Banca Mondiale.

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    “La gente si sta abituando ad usarlo, soprattutto le mamme che prima raggiungevano da sole l’ospedale in keke (una sorta di taxi motociclo locale), oggi arrivano in sicurezza, assistite durante il viaggio da un’ostetrica e un infermiere in ambulanza. Prima le donne spesso non riuscivano ad arrivare in tempo e a volte partorivano per strada, aumentando il rischio di mortalità per sé stesse e per il neonato. Ma questo sistema non risponde solo alle chiamate della popolazione, qualche giorno fa è stata impiegata un’ ambulanza per un trasferimento tra due ospedali per accompagnare un bambino in gravissime condizioni che necessitava di avere una alimentazione continua di ossigeno”.
    In un paese che ha problemi di alimentazione elettrica il Cuamm ha deciso di costruire un sistema che funzioni 24 ore su 24 ininterrottamente qualunque siano le condizioni, spesso difficili per la condizione delle strade dissestate o impraticabili e per la mancanza di segnale telefonico in molte aree. Ogni giorno si presentano nuove sfide a cui fare fronte con professionalità, coraggio e tanta collaborazione, ma i primi risultati sono incoraggianti e stiamo accorciando, un passo alla volta, la distanza tra il bisogno e la cura.

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    Foto di Nicola Berti

     

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