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Ricucire il futuro

Appena rientrata, Simona Richichi, pediatra di Frosinone che ha svolto servizio a Chiulo con il Cuamm, vorrebbe ritornare in Angola. Il suo cuore è rimasto lì, insieme ai bambini che ha incontrato e di cui si è presa cura nei mesi di piena di pandemia.

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    Appena rientrata, Simona Richichi, pediatra di Frosinone che ha svolto servizio a Chiulo con il Cuamm, vorrebbe ritornare in Angola. Il suo cuore è rimasto lì, insieme ai bambini che ha incontrato e di cui si è presa cura nei mesi di piena di pandemia. Opera da tre anni nella cooperazione internazionale, una scelta che ha fatto dopo aver lavorato in ospedale in Italia e in Spagna ed è alla sua seconda missione con il Cuamm.

    «Ho visto morire troppi bambini. Otto bambini su 10 sono critici. Molti arrivano morti, molti muoiono nelle prime 24 ore in ospedale. Raggiungono l’ospedale in condizioni estremamente critiche e non abbiamo abbastanza risorse o quelle che abbiamo non possiamo sfruttarle a pieno. Ad esempio quando salta l’energia ci vuole almeno mezzora prima che si riesca a ripristinare il generatore e se un bambino è in carenza di ossigeno, va ventilato manualmente. A Chiulo abbiamo un solo infermiere che si prende cura di 50 bambini ricoverati».

    Simona ha prestato servizio in ospedale a Chiulo e si è occupata di supervisionare la qualità delle cure erogate nei centri di salute, in particolare nella gestione del bambino malnutrito. «I centri di salute dovrebbero funzionare per fare follow up di pazienti dimessi dalla struttura ospedaliera, tuttavia la rete dei servizi sanitari in Angola è molto fragile, esiste, ma non è efficace. A rendere ancora più difficili le cose ci sono le distanze enormi, la carenza di personale e la difficoltà di nell’approvvigionamento di farmaci e vaccini. Inoltre c’è sempre l’enorme problema della scarsità di acqua, che peggiora le condizioni di vita della popolazione. Quando esci sul territorio sembra a un certo punto di trovarsi in una terra di nessuno: la gente vive con la tanica in mezzo alla strada sperando che qualcuno passi per approvvigionarsi o, alla peggio, che piova».

    Insieme ai colleghi, Simona ha svolto un prezioso lavoro di registrazione dei dati, utile a comprendere la correlazione tra la gravità di alcune malattie e l’area geografica di provenienza: «Visitavo moltissimi bambini, all’ospedale di Chiulo, che ha un bacino di utenza enorme, arrivano da ovunque. Mi ha colpito emotivamente vedere la differenza di gravità dei pazienti a seconda dell’area di provenienza, proprio in maniera empirica, dal tipo di condizioni in cui arrivavano, era possibile stabilire da dove arrivassero. Le peggiori condizioni di salute si registravano sempre nell’ultimo miglio. Dove ci sono le persone più povere, dove è più grande la miseria. La mancanza di acqua è un male comune, ma ci sono zone in cui alcuni fattori aggiuntivi peggiorano le condizioni di salute: le donne che abitavano nelle aree più rurali percorrevano a piedi 70 km, 15 ore di camminata, sotto il sole, molte non riuscivano a raggiungere l’ospedale e morivano per strada. Per capire qual è il bisogno di salute di queste persone bisogna guardare oltre, oltre quello che si vede. Si deve alzare lo sguardo su quello che lasciano indietro, laggiù, da dove provengono».
    La maggior parte dei piccoli pazienti visitati da Simona presentava condizioni di malnutrizione: «La malnutrizione cronica ruba il futuro, il potenziale umano del bambino che non ha la possibilità di esprimersi. Perché quando nei primi anni di vita il bambino non può svilupparsi, il suo potenziale viene spazzato via. Cosa faremmo se fossero i nostri figli, i nostri nipoti? Nessuno permetterebbe che questo accadesse. Dal punto di vista organico, tante cose possono essere “sistemate”, in pediatra è possibile recuperare in qualche modo la crescita. I bambini hanno una plasticità tale per cui l’organismo si riadatta, per questo si parla di resilienza del bambino. Ma rubare il potenziale umano di un bambino è un furto che le diseguaglianze producono su questo Paese. Quelle di questi piccoli sono infanzie interrotte. Il cibo non serve a nutrire il corpo e basta. La crescita è un momento importante, in cui ci si sviluppa dal punto dal punto di vista intellettuale, in questa fase si formano i primi desideri. Ma in un clima di privazione è impossibile sognare». Gli operatori di Medici con l’Africa Cuamm, con pazienza, si dedicano ogni giorno, di nuovo, a ricucire, a rammendare, questo futuro spezzato.

     

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