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RCA Un nuovo approccio alla cura del neonato

Si è svolta a Bangui una formazione fondamentale per migliorare le competenze del personale sanitario rispetto alla cura del neonato.

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    Un’aula più gremita del previsto, al centro il miglioramento delle cure neonatali essenziali e specialistiche attraverso il rafforzamento delle competenze del personale sanitario. Siamo al al Complexe Hospitalier Universitaire Pédiatrique di Bangui (Chupb), in Repubblica Centrafricana, dove 45 operatori, tra personale medico, paramedico e specializzandi del Chupb ma anche degli ospedali periferici di Bimbo e Gendarmerie, hanno partecipato ad una formazione sull’accoglienza e prima assistenza dei neonati, sulle tecniche di rianimazione neonatale e sull’identificazione delle cause prevenibili di morte neonatale.

    La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi con il più alto tasso di mortalità neonatale al mondo, 30.7 decessi per 1,000 nati vivi (Unicef 2023). Nel primo trimestre del 2025, da gennaio a marzo, la mortalità complessiva presso il Chupb è stata del 4,5 %, il 19% in neonatologia. “La maggior parte delle informazioni ricevute durante il corso di formazione erano nuove e direi vitali per ridurre la mortalità neonatale al Chupb, perché, a mio modesto parere, avevamo tutti delle lacune, in particolare rispetto al processo di rianimazione neonatale”, ha affermato un specializzando che ha preso parte al corso. “La Neonatologia è una specializzazione che richiede una conoscenza approfondita di standard e protocolli, ma soprattutto la capacità di adattarli al neonato, cosa non sempre facile”.

    La pratica perciò è essenziale ed è l’aspetto su cui è stata posta maggiore enfasi nella formazione, per promuovere un cambiamento di pratiche in uso inadeguate, in particolare nella rianimazione neonatale ma non solo. Anche la prevenzione e il controllo delle infezioni (Ipc) attraverso l’osservanza delle correte pratiche igieniche è stata oggetto del corso e delle raccomandazioni date dal Professor Papa Moctar Faye, neonatologo Cuamm, durante la sua missione tecnica. “Considerato lo spazio limitato e l’elevato afflusso di pazienti, è fondamentale raggruppare le cure intensive in un’unica sala, indipendentemente dall’età gestazionale, limitando l’accesso delle mamme per ridurre il rischio di infezioni. È anche necessario installare un lavabo per il lavaggio delle mani all’ingresso della sala di terapia intensiva perché la rigorosa osservanza delle misure igieniche e di Ipc è una priorità assoluta per ridurre la mortalità neonatale in reparto”.

    Tra gli altri aspetti da migliorare poi c’è l’uso degli antibiotici, che richiede una revisione dei protocolli, ma anche la promozione di buone pratiche nutrizionali e di cura dei neonati, come il metodo “Mamma Canguro”, il contatto pelle a pelle per rafforzare ulteriormente la salute neonatale.

    L’investimento nelle risorse umane per generare un vero cambiamento guida da sempre l’impegno del Cuamm. Questa formazione specifica si inserisce nell’ambito del progetto «Accesso migliorato all’informazione e ai servizi di salute materna, neonatale e riproduttiva», supportato da Unfpa e implementato da Cuamm al Chupb. Si mira a rafforzare le conoscenze e competenze degli operatori ma ci si propone anche di trasmettere un nuovo approccio al neonato, alla cura e all’ambiente di lavoro. È il punto di partenza per garantire servizi di salute di qualità per l’intera comunità.