Quel sorriso che non c’è
Nel distretto di Pujehun, uno dei più poveri e vulnerabili della Sierra Leone, il Cuamm aiuta a combattere la malnutrizione infantile nelle comunità rurali.

Isatu ha 20 mesi e quando arriva all’ospedale di Pujehun pesa 5,2 kg. Viene ricoverata nella sala emergenze della maternità perché la sua è una malnutrizione acuta grave. È un mucchietto di pelle e ossa, con qualche treccina sulla testa. Non reagisce e, soprattutto, non sorride. Agnes Frances Kansho, l’infermiera responsabile, la prende in braccio con delicatezza e cerca di darle del latte terapeutico. Un poco per volta, con il cucchiaino perché Isatu, si sa, non ha la forza di succhiare. A 20 mesi un bambino dovrebbe pesare circa 11 kg, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità. Non Isatu, che con la sua famiglia arriva da lontano, dalla comunità rurale di Diamie, a circa 15 km a nord dell’ospedale.
«Qui facciamo molte cose oltre alla cura dei bambini malnutriti. Cerchiamo anche di insegnare alle mamme a correggere le pratiche igieniche e a fornire educazione alimentare per i pasti dei loro bambini» spiega Agnes, mentre tiene in braccio la piccola Isatu.
In paesi come la Sierra Leone la malnutrizione non è causata solo dalla mancanza di cibo, ma anche dalla scarsa educazione alimentare e igienica. In molte famiglie delle aree rurali i pasti migliori vengono riservati ai padri, per ragioni socio-culturali. Ai bimbi, invece, viene dato solo un pasto a base di farina, senza proteine. I dati danno un’idea della situazione, solo nel 2024, sono stati 354 i bambini sotto i 5 anni arrivati all’ospedale di Pujehun con malnutrizione acuta grave dai centri salute del distretto.
Spesso poi il quadro si complica, come succede anche per Isatu, perché la malnutrizione rende i bimbi suscettibili ad altre complicazioni quali malaria, polmonite o anemia. E così, anche per Isatu alla malnutrizione si aggiunge la malaria e viene trasferita in un altro reparto, con infermiere specializzate. Ora la piccolina deve lottare ancora di più. La speranza è che, essendo adesso in mani sicure, possa farcela.
Una speranza che diventa quasi certezza negli occhi di Tenneh Kamara, mamma di tre bambini nella comunità di Njabama, supportata dal Cuamm negli ultimi due anni: «I nostri bambini sono finalmente forti e sani – racconta -. Per la prima volta non abbiamo registrato casi di malnutrizione, grazie al grande lavoro dello staff Cuamm».
Il Cuamm, infatti, oltre al lavoro all’ospedale di Pujehun opera in oltre 60 comunità rurali del distretto per sensibilizzare sulla malnutrizione infantile e sull’importanza dell’allattamento, di una dieta equilibrata e dell’igiene, fornendo anche semi ricchi di alimenti nutrienti come cassava e patate dolci.