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Prendere confidenza, costruire fiducia

Il racconto di Mary, operatrice del Nems, che ogni giorno gestisce le chiamate d’emergenza in Sierra Leone.

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    Squilla il telefono della nostra centrale operativa di Freetown, dall’ altro lato della linea c’è un’operatrice della periferal health unit che si trova nel villaggio di Kombeima, nel distretto di Pujehun. L’infermiera di turno responsabile che ha chiamato è molto preoccupata per una paziente, una ragazza incinta di 18 anni, alla trentaseiesima settimana di gestazione, che ha iniziato ad avere le prime contrazioni.

    Anche se non sembrano presentarsi particolari complicazioni, il bambino non nascerà prima dell’indomani, ma lei non potrà assistere la ragazza durante il parto in quanto sarà in viaggio per presenziare ad un incontro al quale non può proprio mancare. La ragazza ha però alle spalle due aborti naturali e, considerato l’alto rischio, l’ambulanza di Pujehun viene subito attivata per raggiungere la clinica e trasportare la paziente in ospedale.

    La ragazza è però molto intimorita, il parto in ospedale è più un’eccezione che la normale prassi e non si sente al sicuro. Decide quindi di scappare nel “bush, di rifugiarsi nella boscaglia vicino alla struttura. L’infermiera della periferal health unit richiede l’aiuto del capo villaggio per recuperarla, nonostante venga ritrovata non è ancora convinta di salire sull’ambulanza: né il capo della missione, né l’infermiera sembrano riuscire a convincerla.

    La nostra operatrice di turno nella centrale operativa chiede allora di parlare direttamente con lei, il suo nome è Mary, e proprio così si chiama anche la nostra operatrice. Con pazienza a Mary viene spiegato cos’è il progetto Nems, il primo servizio nazionale per le emergenze sanitarie della Sierra Leone. Le viene raccontato cos’è questa sorta di 118, di una centrale operativa nazionale che gestisce le chiamate di famiglie e singoli cittadini dai centri periferici e che mette in moto ambulanza e operatori per assicurare anche a chi si trova distante dai poli sanitari i servizi di cui ha bisogno. Mary è titubante ma pian piano prende confidenza e fiducia verso chi ha davanti, capisce che vuole solo aiutarla. Comprende l’importanza di essere trasferita in ospedale per il parto, prende coraggio, si convince e sale sull’ambulanza diretta all’ospedale di Pujehun. Il suo, il nostro viaggio, continua.