Medici con l'Africa Cuamm

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IRC19 un anno di impegno anche in Italia

Ottanta puntini colorati, gialli, blu, verdi, rossi, sparsi sulla cartina dell’Italia, da nord a sud. Quasi un “Risiko del bene distribuito” in un anno di lavoro.

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    Ottanta puntini colorati, gialli, blu, verdi, rossi, sparsi sulla cartina dell’Italia, da nord a sud. Quasi un “Risiko del bene distribuito” in un anno di lavoro. È la mappa del progetto IRC19 “Italian Response to COVID-19” di Medici con l’Africa Cuamm, finanziato dal governo degli Stati Uniti attraverso l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID). Dalla formazione sul Covid-19 e sulla Salute globale, alla distribuzione di cibo negli insediamenti informali della Puglia e ai senza fissa dimora di La Spezia; dall’equipaggiamento di strutture sanitarie e case di riposo, alla sensibilizzazione. Tante le attività proposte e portate a termine. Dietro ciascuna: volti, storie, motivazioni profonde. E così incontri Cristina, infermiera in una struttura sanitaria delle Marche, che dice “Ho capito che l’Africa non è poi così lontana e che siamo tutti sotto lo stesso cielo”, oppure Rosalba che in Liguria ogni sabato prepara e distribuisce pasti a chi non ne ha, e ci racconta: “Non mi sono mai chiesta il perché. Lo faccio e basta. Incontrando i problemi degli altri, pensi meno ai tuoi. Mi sento utile e questo mi fa stare bene”. In Puglia, negli insediamenti informali, lavoriamo insieme ad Aaditya, mediatore culturale, che dice: “Questo lavoro mi piace molto. Grazie alla squadra del Cuamm che si impegna così tanto per dare un aiuto a queste persone che nessuno considera e al progetto “Italian Response to Covd-19” stiamo facendo, davvero, la differenza per questa gente”. Mentre Mario, medico Cuamm di lunga data, ribadisce: “Da quando sono rientrato, il “mal d’Africa” non mi ha mai abbandonato. L’Africa mi ha dato molto e ora cerco di restituire. Fondamentalmente credo che l’Africa mi abbia insegnato a prestare più attenzione e importanza al rapporto con il paziente e con la malattia”.

    Partire dai bisogni reali di un territorio, rispondere alle necessità della popolazione, cercando insieme le risposte più giuste, adeguando gli obiettivi, modificando gli interventi perché portino davvero a soluzioni concrete; garantendo sempre flessibilità e capacità di adattamento affinché, terminata l’emergenza, rimangano uno stile e un modo di operare anche nella quotidianità; perché gli insegnamenti appresi si sedimentino e portino frutti duraturi. È lo stile di Medici con l’Africa Cuamm nel suo impegno lungo oltre 70 anni in Africa, per la salute delle popolazioni più povere e fragili e, da un anno, anche in Italia con questo intervento straordinario che proseguirà fino a gennaio 2022.

    Tanti sono i risultati raggiunti in un anno: 207.645 i pasti distribuiti, tra gli insediamenti informali della Puglia e i senza fissa dimora di La Spezia, in Liguria; 9.504 le persone sensibilizzate sul Covid-19, grazie all’impegno dei 27 gruppi di appoggio del Cuamm, distribuiti in 11 regioni italiane; 5.421 gli studenti di professioni sanitarie e gli specializzandi formati su tematiche relative alla Salute globale e 691 gli operatori sanitari che hanno seguito i corsi “JustInTime” e “Fit4Care” sul benessere psico-fisico, proposte pensate appositamente per questi target; 1.507 le visite mediche di base effettuate a persone vulnerabili in Puglia; 19 le strutture sanitarie, tra ospedali e case di riposo, equipaggiate per la gestione corretta dei casi di Covid-19 e 10 gli accordi siglati con altrettante Regioni italiane per avviare nuove collaborazioni su questi temi e necessità. E ancora: sostegno a donne in difficoltà nel raggiungere i servizi offerti a Fivizzano, in Toscana; supporto alla comunità immigrata di Pinerolo (Piemonte) per migliorare la loro consapevolezza dei rischi legati al Covid-19; il punto vaccinale aperto a Rubano in provincia di Padova.

    Ancora lunga e impegnativa è la strada che ci attende nei prossimi mesi, per percorrere l’Italia da Napoli a Milano, passando per Parma, Brescia e chissà dove ancora, animati da un bisogno profondo, scritto nel dna del Cuamm: “fare il bene, in una maniera difficile”, in Africa e, durante una pandemia, anche in Italia.