In moto con l’Africa Il nuovo gruppo di volontari Cuamm
Dalla passione per i viaggi e la voglia di rendersi utili nasce il gruppo di motociclisti che sostengono il Cuamm.

Nicola Andreetto, volontario di In moto con l’Africa, ci racconta come è nato il nuovo gruppo che sostiene l’operato di Medici con l’Africa Cuamm. Da poco rientrato dalla Sierra Leone, dove ha potuto conoscere più da vicino, insieme ad altri volontari del gruppo, il lavoro del Cuamm: «La moto è un mezzo di trasporto eccezionale: capace di divertire, di entusiasmare, di unire. Attorno alla moto nascono amicizie, a essa si dedicano tempo, abilità e anche denaro. Proprio perché si alimenta di quel carburante che è la passione, pronta a dare slancio quando meno te lo aspetti. Catalogata tra gli hobby e talvolta tra i capricci, spesso ci dimentichiamo che in contesti diversi dal nostro la moto è per prima cosa proprio un mezzo di trasporto eccezionale nel senso più letterale della definizione. Leggera, facile ed economica, può fare la differenza tra raggiungere le cure o meno, tra vivere o morire. La moto può vincere l’ostacolo geografico, grazie alla sua capacità di raggiungere posti.
Leggera, facile ed economica, la moto può fare la differenza tra raggiungere le cure o meno, tra vivere o morire inaccessibili, quello economico, grazie ai costi ridotti di acquisto ed esercizio, e quello culturale perché non ha l’aspetto di un’ambulanza e supera così lo scoglio della diffidenza. Quando ci siamo resi conto di tutto ciò, da motociclisti e sostenitori di Cuamm, abbiamo fondato il gruppo In Moto Con L’Africa, con l’obiettivo di raccogliere fondi per sostenere il sistema dei trasporti in Africa attraverso i progetti di Medici con l’Africa Cuamm. Così facendo accorciamo le distanze verso i centri sanitari e diamo una piccola mano all’economia locale. A pochi giorni dalla presentazione alla fiera Motor Bike Expo abbiamo consegnato le prime due moto dedicate alla Sierra Leone. Che soddisfazione poterle spacchettare a Freetown! Ancora molto si può fare in quell’ultimo miglio. Per questo siamo stati nei distretti di Bo e di Pujehun, abbiamo visitato centri di salute e villaggi raggiungibili dopo ore di barca. Questo ci ha motivato a perseguire il nostro obiettivo perché i trasporti concorrono a quel diritto alla salute che non deve dipendere né dal luogo di nascita, né dagli spiccioli che si hanno in tasca».
Di Nicola Andreetto