Giornata mondiale contro il cancro
In Africa la sfida più grande è portare prevenzione e cure fino all’ultimo miglio.

Oggi si celebra il ventesimo anniversario della Giornata mondiale contro il cancro promossa dalla UICC, Union for International Cancer Control e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa data richiama l’attenzione su un tema importante che riguarda la vita di tutti e vuole essere un invito all’impegno personale nella lotta contro il cancro, a partire dalla prevenzione. Forse non tutti sanno che nel 2018 sono state 9,6 milioni le persone nel mondo che hanno perso la vita a causa del cancro; il 70% di queste persone vivono in paesi a medio-basso reddito. Ma almeno un terzo dei tumori comuni sono prevenibili: quindi la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. Su questo fronte resta ancora molto da fare, soprattutto in Africa, per garantire l’accesso alle forme di prevenzione e di cura. Il cancro al collo dell’utero è la tipologia più diffusa nei paesi dell’Africa sub-sahariana e la mortalità resta elevata, perché le donne arrivano troppo tardi alla diagnosi, come testimonia Helena Dinis, infermiera del Cuamm che lavora nella Regione di Sofala in Mozambico. L’Oms ha dichiarato, infatti, che nel paese nonostante una diagnosi, 6 donne su 10 perdono la vita.
Il Ministero della Salute del Mozambico, nel 2009, ha introdotto lo screening obbligatorio nei centri di salute. Ma dopo 10 anni, nel 2019, solo 1.267 centri di salute a livello primario (il 76 % del totale) realizzava screening e appena 233 centri di salute (il 18,4% del totale) realizzavano la crioterapia per trattare le lesioni precancerose.
Per questo da gennaio 2019 il Cuamm ha avviato il progetto “Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo con DREAM Sant’Egidio e AIFO, che si impegna a ridurre la mortalità in Mozambico, causata da diabete, ipertensione e cancro alla cervice. Il progetto ha l’obiettivo di aumentare la disponibilità e la qualità dei servizi di diagnosi e trattamento di queste tre malattie in 12 centri di salute e 2 ospedali in 3 diverse Regioni del Mozambico: Maputo, Sofala e Zambézia. La sfida più grande è avere un team di tecnici formati e diffondere l’importanza della prevenzione: bisogna spingere le donne ad effettuare lo screening nei centri di salute più vicini. E questo è anche l’obiettivo di Helena, che ogni giorno si impegna a rendere più efficiente il servizio dei centri di salute attraverso un programma di formazione dedicato al personale sanitario che lavora negli ambulatori. Un ruolo fondamentale è svolto dagli attivisti comunitari che promuovono la sensibilizzazione per la popolazione che abita nei villaggi nelle aree rurali. A loro sono rivolte una serie di iniziative e attività che hanno lo scopo di informare sull’esistenza del servizio di screening che si può effettuare nei centri di salute. «Quando siamo nei villaggi rurali, per convincere le donne ad ascoltarmi uso un piccolo dépliant con delle foto e faccio alcune semplici domande. Questa attività richiede molta pazienza, non bisogna avere fretta ed è importante darsi il tempo giusto per conoscersi, per entrare in confidenza. Quando intravedo un’apertura e capisco che una donna è in ascolto, allora riesco a trasmettere informazioni essenziali per la sua salute» racconta Assuema Manuel, infermiera del Cuamm nella Regione della Zambézia. «Le mie giornate lavorative sono lunghe e impegnative, ma sono fiera di collaborare a questo progetto con il Cuamm, perché attraverso un maggior accesso alla prevenzione e alle cure, è possibile salvare la vita a molte donne come me».
Da una testimonianza di Paolo Massaro, project manager progetto “Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”