Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
DONA ORA Il tuo aiuto può fare la differenza

Ci lasci il cuore

Un’esperienza intensissima quella di Silvia Duranti, infettivologa da poco rientrata da Yirol in Sud Sudan, che ci ha raccontato con emozione ed entusiasmo i suoi 10 mesi in questo paese difficile che poco a poco ha imparato ad amare.

Condividi con i tuoi amici:

    “Il Sud Sudan è un paese molto difficile, con una situazione drammatica sotto tanti punti di vista. C’è tanto da capire, da fare, e da rimboccarsi le maniche. Ero andata la prima volta per tre mesi ed ero rimasta scioccata, ma tornare per un periodo più lungo mi ha permesso di capire meglio e imparare a lavorare con loro”.

    Silvia Duranti, infettivologa da poco rientrata da Yirol, in Sud Sudan, è entusiasta ed emozionata, non è la sua prima volta in Africa, ha avuto molte altre esperienze, tra cui una prima di tre mesi in Sud Sudan con un l’impatto molto forte.

    “Sono ancora in contatto con gli infermieri, e si sono create amicizie e legami nonostante il background culturale completamente diverso, ma lì condividi tanto, ed inevitabilmente ci lasci il cuore. Vivi situazioni intensissime e la medicina non è più solo dare un farmaco, ma creare una relazione”, racconta Silvia.

    Soprattutto per le malattie come l’Hiv e la Tb che richiedono trattamenti a lungo termine è importante instaurare un legame con il paziente per spiegare la malattia e i benefici della terapia, cosa non sempre facile nemmeno in Italia, ma ancora di più in un contesto in cui per venire a prendere le terapie le persone devono fare anche due giorni di cammino.

    “Con l’aiuto degli infermieri che mi facevano da traduttori ci trovavamo a spiegare ai pazienti l’importanza della continuità della terapia di malattie come Hiv e Tb. Infatti, spesso la prima reazione è: “non mi servono i farmaci, io adesso sto bene”, ed è fondamentale spiegare il perché la terapia deve essere assunta. In questo gli infermieri e il personale locale hanno un ruolo fondamentale perché fanno da tramite e perché possono implementare anche dei cambiamenti di approccio con i pazienti” continua Silvia.

    Rimane tanto lavoro da fare sulla sensibilizzazione in questo paese, dove anche il tasso di scolarizzazione è bassissimo e manca informazione e educazione su tutti i temi, dal Covid-19 alla conservazione degli alimenti. Nonostante le grandi sfide quotidiane però, è un paese e un’Africa da cui si può imparare moltissimo.

    L’Africa mi ha insegnato la pazienza e mi ha permesso di dare un valore al tempo. Una cosa che sembra banale, ma con cui fai conti quando torni a casa e tutto corre veloce. Ho imparato che non ci guadagni niente a fare 100.000 cose se poi non te ne godi neanche una. In Sud Sudan dopo al lavoro non c’era niente da fare, ma tutto era intenso, due chiacchiere, una cena con le poche cose che riuscivamo a mettere insieme, un libro, riempivano il tempo di valore”.