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A Brescia Un nuovo triage al Pronto soccorso pediatrico

Inaugurata a Brescia la nuova riorganizzazione del triage nel Pronto soccorso pediatrico. Uno dei  venti interventi realizzati da Medici con l’Africa Cuamm, grazie al sostegno di UsAID.

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    I dati di questi giorni ci dimostrano come l’età media delle persone colpite da Covid-19, nel nostro paese, si stia abbassando. Colpisce i più giovani, i ragazzi e i bambini. Mentre scriviamo si registra infatti un leggero incremento dei casi tra i 3 e i 5 anni. Diventa, quindi, fondamentale non trovarsi impreparati e predisporre tutto il necessario per gestire nuovi ed eventuali casi. Soprattutto nelle strutture ospedaliere. È per questo che, venerdì scorso, presso l’Azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia è stato inaugurato un nuovo percorso per il triage nel Pronto soccorso pediatrico.

    Grazie all’intervento di Medici con l’Africa Cuamm e al supporto di UsAid, attraverso il progetto IRC19 (Italian Response to Covid-19. Improving governance and community preparedness for a resiliant society), sono stati introdotti degli accorgimenti utili a regolamentare un corretto flusso dei piccoli pazienti affetti da Covid e non, aumentando così la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari. È stata introdotta una segnaletica di ingresso e uscita chiara e ben evidente, sia all’entrata dell’ospedale che del Pronto soccorso pediatrico; sono stati installati dei divisori mobili per creare un corridoio pedonale sicuro all’interno della camera calda. Inoltre, sono stati realizzati: un percorso pedonale esterno e protetto; una recinzione mobile con pali e catene; il ripristino delle finiture in camera calda.

    «Oggi è un giorno importante per noi – afferma Andrea Atzori, responsabile Relazioni Internazionali di Medici con l’Africa Cuamm -: presso il Pronto soccorso pediatrico degli Spedali civili di Brescia, grazie al supporto di UsAid, è stato riorganizzato l’ingresso al Pronto soccorso pediatrico, creando un’aria di triage per dividere i pazienti sospetti Covid, da quelli che non lo sono. Si tratta di uno dei 20 interventi effettuati in tutta Italia e in diverse strutture sanitarie per potenziare la capacità del sistema sanitario italiano nella risposta al Covid-19. Trovare le soluzioni e le risposte più adatte, in tempi di pandemia, è indispensabile per fare la differenza nella cura e nella gestione del malato. È quando abbiamo imparato nell’ultimo anno e mezzo e ne faremo tesoro per il futuro».