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Nascere a 28 settimane cure salvavita a Tosamaganga

Nella Giornata mondiale della Prematurità, la storia di Bakara ci ricorda quanto siano importanti cure di qualità, perchè non sia la geografia a decidere quando si vive.

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    Uno scricciolo. Se dovessimo immaginarlo, dargli forma, avrebbe gli occhi lunghi di Baraka e la sua bocca tonda.

    Baraka è nato nell’ospedale di Tosamaganga, in Tanzania. Un prematuro di 28 settimane, “di quelli che non sai se potrà bastare tutto il tuo impegno” confessa Giulia Guerrini – Jpo in pediatria.

    «Sotto gli 800 gr sappiamo bene che i prematuri hanno scarse possibilità di farcela. – dice Martina Borellini medica Cuamm e responsabile della Nicu di Tosamaganga. Qui, nell’ospedale di Tosamaganga, non abbiamo mai dato per scontato questo finale. Non era infatti mai successo che riuscissimo a dimettere un paziente nato sotto gli 800 gr».

    L’ospedale di Tosamaganga è un centro di secondo livello, una struttura grande che può contare su una terapia intensiva neonatale ben attrezzata. Tre incubatrici per i pazienti più gravi, la subintensiva per i ricoveri meno severi e due spazi per la kangaroo care, la terapia di contatto pelle-a-pelle tra mamme e bambino. In questa Nicu ogni anno si registrano circa 700 ricoveri, un numero enorme che parla di un problema estremamente diffuso. L’incidenza dei parti pretermine nell’Africa a sud del sahara è infatti circa il doppio rispetto all’Italia. La geografia, purtroppo, incide anche sulla mortalità: i dati dicono che oltre il 90% dei neonati estremamente prematuri (meno di 28 settimane) nati in paesi a basso reddito muore entro i primi giorni di vita, mentre nei paesi ad alto reddito la percentuale di mortalità è inferiore al 10% (Oms, 2023).

    A contribuire, ci sono fattori nutrizionali, ambientali, infettivi e genetici ma un altro aspetto su cui è importante soffermarsi è l’importanza dell’accesso alle cure prenatali.

    «La letteratura ci dimostra che se una donna segue con precisione e costanza gli appuntamenti di monitoraggio durante tutta la gravidanza, e se in questo viene seguita da un’ostetrica professionista che ne conosce la storia clinica, è possibile ridurre ampiamente il rischio di un parto pretermine» ha detto Martina Borellini.

    Damalis, la mamma di Bakara, di rischi ne correva molti. Cinque gravidanze, cinque speranze, cinque attese che per lei sono state cinque perdite. Damalis soffre di una malformazione uterina che non le aveva mai permesso di portare a termine una gravidanza.

    «L’utero bicorne è una condizione a cui si associa purtroppo un’altissima probabilità di complicanze ostetriche, prima fra tutte l’aborto. A causa della morfologia dell’utero, è infatti difficile che il feto riesca a crescere e svilupparsi appieno» Spiega Giulia Guerrini.

    Nonostante le paure e i rischi, dopo oltre due mesi dal parto il piccolo Baraka ha lasciato l’ospedale di Tosamaganga. Un tempo fatto di cure attente da parte del personale sanitario e di estrema dedizione da parte della mamma.

    «È difficile dire cosa abbia funzionato – dice Martina Borellini. Casi come quello di Baraka sono rarissimi. Probabilmente un insieme di fattori: l’età gestazionale del piccolo, il fatto di essere venuto al mondo in un ospedale ben attrezzato e poi la kangaroo terapia avviata sin dai primi istanti di vita».

    Un finale inaspettato e sorprendente. Un lieto fine che, nella giornata mondiale del prematuro, ricorda a noi tutti l’importanza di promuovere l’accesso alla salute e garantire cure di qualità prima, durante e dopo un parto per il benessere di mamme e bambini.